Le loro certezze sono le mie perplessità

Se gli Italiani piangono (ma neppure gli altri ridono) perché i prezzi dei prodotti alimentari aumentano di giorno in giorno (e fossero solo quelli!), finalmente sono riuscito ad individuare il colpevole: il mondo scientifico.

Bill Emmott, sul Corriere della Sera dello scorso 9 marzo, in un articolo tradotto da Rita Baldassarre, partendo da distante ce ne spiega i perché.
I prezzi – così afferma – dei prodotti alimentari da 50 anni a questa parte sono tendenzialmente scesi, salvo cambiare tendenza a partire dagli anni 1974-75 con la crisi petrolifera che fece salire il prezzo dei fertilizzanti.
Oggi stiamo vivendo di nuovo un altro periodo drammatico, che sta colpendo non solo l’Italia ma i consumatori dell’intero mondo.
E la risposta per il superamento di questo “momento” ci può arrivare unicamente dalla Scienza e dal nostro atteggiamento nei suoi confronti.

L’Economist, l’autorevole giornale su cui scriveva a suo tempo Emmott, dice che l’indice dei prezzi al consumo è salito nel 2007 del 60% se espresso in $, poco meno se espresso in €.
Questo non certo per fattori solitamente incidenti come quelli climatici (cattivi raccolti) o militari (guerre). Infatti, andando a consultare i dati produttivi dello scorso anno, si può vedere che la produzione mondiale di cereali ha toccato il record storico di 1,6 miliardi di tonnellate, cioè un + 5,5% rispetto al 2006.
Viene da chiedersi allora il perché di questa impennata dei prezzi.

I responsabili sono sempre loro: i due attuali colossi mondiali, che come due pachidermi in un negozio di cristalli, appena si muovono creano problemi: la Cina e l’India soprattutto, e sapete il perché?
Lavorano, esportano, guadagnano, aprono gli occhi e scoprono gli agi e i piaceri che tutto questo comporta, anche quelli della carne (inteso come alimento). Ed è proprio da questa, ma non solo, che cominciano i problemi.

La carne si ottiene attraverso allevamenti di animali, che richiedono mangimi per la nutrizione e l’ingrasso, e questi necessitano, per la produzione, d’ingentissime quantità di granaglie.
La legge economica della domanda e dell’offerta, applicata su questi cereali, ne fa lievitare i prezzi del mercato.
A questo aggiungiamo che se ad Oriente ci sono elefanti in un negozio di cristalli, anche l’Occidente ha la sua boutique di oggetti in vetro in cui scorrazzano due bisonti, creando lo stesso scompiglio: gli Usa e il Brasile.

Anzi secondo il mio modesto avviso, forse costoro ne creano anche di più!
Dietro la loro falsa veste di ricercatori di soluzioni ecologiche per il problema energetico, invece, con tutta probabilità, cercano di risolvere soprattutto il loro problema del fabbisogno di oro nero. E lo vogliono fare senza intaccare, però, le scorte contenute nel loro sottosuolo, attendendo tempi più opportuni ma evitando, nel frattempo, di essere totalmente succubi dei paesi arabi, non volendo limitare le loro produzioni industriali, ma fregandosene, nel contempo, di sconvolgere l’intero sistema alimentare mondiale. Come e perché?

Hanno scoperto il sostituto della benzina nell’etanolo, ed allora apriti cielo: incentivi statali sotto forma di sussidi ai produttori di mais da cui, appunto, si ricava l’etanolo.
Gli agricoltori, ingolositi dagli incentivi statali e dai maggiori utili derivanti dal prezzo lievitato, hanno sostituito la produzione del grano e degli altri cereali con quella del mais.

Ed allora? Oltre ai soliti giochi economici-politici, dovrebbe arrivare in aiuto la nuova tecnica della ingegneria genetica.
Due ingredienti che vanno riassunti sotto la sigla OGM e le parole Opinione Pubblica.
La tecnologia Ogm dovrebbe incrementare notevolmente le produzioni, evitando, o per lo meno riducendo l’uso di concimi e pesticidi.
Ma lo scoglio da superare è quello dell’Opinione Pubblica, che non si sente assolutamente sicura della bontà di questa scelta.

È da queste sicurezze che nascono tutte le mie perplessità.
Gli economisti, gli scienziati, i politici, sembrano avere la soluzione immediata per ogni problema, ma ho l’impressione che vadano avanti solo per tentativi, con la speranza che il tutto vada verso la soluzione ottimale dei loro interessi, accademici o di potere.
Ho l’impressione che mentre loro discutono sul sì o sul no a Ogm, petrolio, gas, etanolo, nucleare, eolico, solare, controllo delle nascite, vivibilità ecc., il tempo ci stia fuggendo di mano ed ogni iniziativa venga a perdersi in tanti fiumi di parole retoriche, che lasciano che le situazioni si ingarbuglino sempre più, per via di quel tempo che viene meno e che corre meno velocemente del precipitare delle situazioni.
Tutto questo con la soluzione temporanea che facilita chi è disposto (perché può) a sostenere maggiori costi e incentivare un’innovazione, quella innovazione che dovrebbe (il condizionale in questi casi è d’obbligo) guardare all’individuo e non alle sue tasche.

6 pensieri riguardo “Le loro certezze sono le mie perplessità”

  1. Un post interessante; sviluppare nuove tecnologie in campo energetico, oggi che non c’è ancora un assoluto bisogno in tal senso (anche se di crisi si tratta), significherebbe essere un domani (nemmeno tanto distante) i primi e i più avanzati in materia; non voglio dire che come noi oggi dipendiamo dai produttori di petrolio un domani qualcuno dovrebbe dipendere totalmente da noi o dalle nostre tecnologie, ma la strada da seguire è probabilmente questa.

  2. La starda principale da seguire, per risolvere questi problemi, anche ricollegandosi al tema della decrescita: come decrescere…. è una sola, la più semplice che abbiamo ora, cioè riprodurci di meno! Il calo demografico momdiale è l’unico rimedio, per ora, il meno costoso e il più efficace.

  3. Purtroppo in Italia il problema non si presenta visto che le nascite son inferiori ai decessi; il discorso andrebbe spostato alle nazioni orientali Cina ed India ma parlare di fermare la crescita di persona mi sembra un po’ esagerato; usare razionalmente ciò che abbiamo o che potremmo avere è invece una strada percorribile ma che probabilmente non sarà mai percorsa.

  4. Ecco il perchè delle mie incertezze-perplessità.
    Giusto il controllo delle nascite, ma come farlo in popolazioni dove l’ ignoranza è massima (ignoranza come mancanza di istruzione, ben inteso) e dove le nascite superano i “livelli di guardia” ? Dandogli un’ istruzione…si ma solo a parole…almeno fino ad oggi.
    Usare il raziocinio su l’ utilizzo di ciò che abbiamo, speculare sulle capacità della scienza,… ma ho la sensazione, anche io, come dice Gabriele, che gli interessi di pochi prevalgano sulle necessità di molti.
    Franco Giannini

  5. Quasi avesse letto, quanto scrivevo un mese fa, Lula, il Presidente Brasiliano, affermava, quasi a discolpa, giorni fa, che il rincaro dei cereali non è da imputarsi alla loro destinazione a Biocarburanti, bensì alla legge economica della domanda e dell’ offerta. Ma va…e questa, da cosa dipende ? Il premio Nobel Gary Becker, guarda caso, suggerisce invece, di togliere i sussidi destinati ai produttori statunitensi di mais e grano, visto il clima americano inadatto a queste colture (da cui si ricava l’ etanolo), abrogando i dazi sull’ etanolo brasiliano, acquistandolo così, dal Brasile,(che ha climi più adatti a queste colture) a prezzi notevolmente più bassi. Cosa che se soddisfa il fabbisogno energetico degli USA, lascia in braghe di tela, chi per mezzo di trasporto, non usa i motori bensì i propri arti inferiori, che guarda caso, però per muoversi hanno bisogno come carburante proprio di quella semplicemente alimentare, di cui si parlava.
    Intanto la Fao scopre l’ acqua calda…le domande di cereali aumentano e le scorte diminuiscono. I prezzi aumentano come aumentano le speculazioni e gli accaparramenti. Una guerra tra poveri sta scoppiando per la ricerca di un pugno di riso. I paesi ricchi stanno però preoccupandosi di ciò e sono disposti a spendere un numero immenso di parole…solo di parole…intanto sanno bene che finché il grasso sciupa, il magro crepa.

  6. La questione dei biocarburanti passa, a mio avviso, soltanto attraverso una soluzione tecnica che preveda l’impiego delle biomasse generiche e non di mais grano, riso, etc. Infatti per questi prodotti si omette di valutare il costo energetico vero, quello globale delle coltivazioni. Per di più s’innesca il meccanismo domanda-offerta, con tutte le conseguenze che umanitarie e politiche che conosciamo. Mentre già da decenni si conoscono organismi anche naturali (oggi si punta molto e giustamente su quelli OGM che sarebbero costruiti a misura dei processi)che permetterebbero di utilizzare non solo amidi, ma cellulosa e lignina. Queste si trovano dappertutto, in quantità illimitate e su tutti i vegetali che crescono spontaneamente. Basta raccoglierli!

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