La bancarella della Penna

Una donna anziana, alta e grossa, con un modo di fare da “carabiniere”, mettendoci molta soggezione e con lo sguardo fisso se qualcuno provava a rubare qualcosa. Era circa il 1925.

C’era allora l’arco di Porta Ancona (oggi piazza Saffi) e li vicino l’asilo Regina Elena (oggi scuola Pascoli).
Ogni mattina lei arrivava con la sua bancarella lunga 3 metri e si metteva sotto l’arco, così era al riparo per tutto l’anno.
Su questa carretta, trasformata in un piccolo negozio, si poteva trovare un po’ di tutto. Dalle carrube alle noci, fichi secchi, aranci, dolcetti artigianali di ogni specie, ma sopratutto quello che faceva gola a noi bambini erano i vari pupazzi di zucchero colorati, le befane, le liquerizie simili a dei bastoncini tutti attorcigliati, il tutto ci metteva un languorino in bocca…

Il cestino per la merenda dell’asilo purtroppo non pesava tanto… mia madre doveva ogni giorno fare i conti con la propria tasca, per forza maggiore a qualcosa si doveva rinunciare.
Così un po’scontenti si procedeva per l’asilo.

Lidia Cavalletti

Un commento su “La bancarella della Penna”

  1. Alla faccia di tutte le varietà di merende e merendine che oggi i nostri figli possono scegliere! Penso che un ritorno al passato di tanto in tanto serva da buon esempio per la generazione moderna che ai “sacrifici” proprio non è abituata!

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