Quando si parla di ambiente (acqua, aria, gestione dei rifiuti, fauna, flora, salute, ecc.) ci si deve incontrare/scontrare, nel bene e nel male, con una serie infinita di leggi (più volte modificate o ritoccate), decreti attuativi, regolamenti applicativi e circolari esplicative … che non solo mettono in chiara difficoltà il cittadino qualunque (… visto che la legge non ammette ignoranza …) ma anche la pubblica amministrazione ed i giudici, a tutto vantaggio per gli inquinatori, i bracconieri ed i furbacchioni di turno che tra un articolo e l’altro trovano sempre il modo di evitare guai giudiziari.
In questi casi per mettere finalmente ordine alla giungla legislativa si creano i cosiddetti “testi unici”, ovvero singole norme quadro che, raggruppando tutte le leggi esistenti, definiscono la materia e semplificano la lettura, andando a chiarire competenze e attività.
Forse avrei dovuto utilizzare il condizionale perché, nella realtà, spesso e volentieri i “testi unici” fanno ancora più confusione. E in alcuni settori questa confusione, pur nel rispetto dei principi generali dettati dalla Costituzione e da direttive europee, è fatta ad arte proprio dal nostro corpo politico, su spinte più o meno velate da parte dei cosiddetti “poteri forti”: ci sono decine di esempi in tal senso e non bisogna essere esperti in diritto per accorgersi delle “losche manovre” che stanno alla base di questa studiata confusione. L’ultimo caso, in ordine cronologico, è quello legato alla cosiddetta “Legge Delega Ambientale” che ci riguarda molto da vicino, visto che andrà a toccare tutti i settori legati alla tutela dell’ambiente e, quindi, a quello che respiriamo, beviamo, mangiamo e utilizziamo.
La delega affidata nel dicembre 2004 all’attuale Governo per l’emanazione di decreti legislativi di “riordino, coordinamento e integrazione” che riscrivono tutte le materie riguardanti la tutela e la legislazione ambientale, ha di fatto eluso tutti i passaggi di discussione e confronto con le realtà politiche e sociali. Numerose Associazioni, dopo la formale richiesta di confronto avanzata al Ministro Altero Matteoli il 30 dicembre dello scorso anno, sono state convocate dal Ministero dell’Ambiente solamente il 22 luglio 2005 per l’avvio delle consultazioni previste ed obbligatorie: dopo sette mesi il confronto è avvenuto, però, solo su linee generiche che null’altro facevano se non riproporre i temi espressi dalla legge delega, senza avere a disposizione i testi in bozza. E’ mancata, dunque, la possibilità di valutare le bozze dei testi prima che queste fossero approvate dal Consiglio dei Ministri (cosa accaduta a settembre 2005) e cioè … a giochi fatti.
Ben altro l’atteggiamento tenuto dal Ministero nei confronti di altri soggetti, in particolare imprenditoriali, un atteggiamento questo eloquente di come si intende interpretare la funzione di tutela a cui il Ministro dell’Ambiente è preposto e di come i soggetti quali le Associazioni Ambientaliste, che maggiormente condividono le finalità istituzionali del Ministero dell’Ambiente, siano oggi considerati addirittura come antagonisti se non addirittura come “nemici”.
Sia ben chiaro: esperti in diritto ambientale, Associazioni Ambientaliste, Associazioni dei Consumatori e comunità scientifica sono tutt’altro che contrarie ad un riordino e ad una semplificazione delle principali materie del “diritto ambientale”. Da tempo era stata anche avanzata la proposta di una “Legge quadro per la tutela dell’ambiente”, una legge che stabilisca pochi e chiari principi generali di tutela ambientale, finora non codificati, che servano da linee guida inderogabili per le singole normative di settore, completata con testi unici che fissino i dettagli e le regolamentazioni per ogni singola materia.
L’attuale Governo ha scelto una via diversa, ma è significativo (sia come indice di complessità che di delicatezza) che questa legge delega abbia avuto un iter parlamentare durato quasi tre anni, con cinque passaggi parlamentari e tre voti di fiducia (due al Senato ed uno alla Camera dei Deputati).
La “legge delega in campo ambientale” è stata così approvata nel dicembre del 2004 (Legge n. 308/2004) ed oggi più che mai, senza entrare nel merito delle osservazioni tecnico-giuridiche alle pessime linee-guida del testo di legge, è evidente la ragione di molte delle critiche che preventivamente erano state espresse, a partire dalla marginalità del ruolo parlamentare rispetto a queste fondamentali materie del vivere civile.
L’ambiente è un “bene” di tutti, non è al servizio dell’uomo ed è il “substrato” che consente la vita sulla Terra. Forse qualcuno se l’è dimenticato.
LEGGE DELEGA SULL’AMBIENTE: PER SAPERNE DI PIU’
I testi presentati riguardano tutti i temi della “legge delega”, tranne quello sulle aree protette che non è stato ancora ultimato. La redazione dei testi è stata certamente attenta, curata, abile per cui in un contesto generale spesso condivisibile si introducono delle vere e proprie “bombe”. I testi, infatti, riportano spesso ampli stralci delle direttive comunitarie, ripropongono pezzi di articolati delle stesse leggi che dichiarano di abrogare, e poi su questi innescano norme che contraddicono o rendono inattuabili i principi appena affermati. Come se non bastasse, invece che semplificare e riordinare, si è applicato un metodo a “scatole cinesi” che rende la materia ancora più incomprensibile per la gente comune mentre gli inquinatori avranno più “vie d’uscita” per aggirare le direttive comunitarie.
Da una prima lettura dei corposi testi si segnala che in più parti si è operato in eccesso di delega (cioè si è intervenuti in ambiti su cui il Governo non ha la delega del Parlamento) o in contrasto con Direttive dell’Unione Europea.
I decreti legislativi, in particolare, riguardano le normative sul “danno e responsabilità ambientale” (Direttiva 2004/35/CEE), sulle “bonifiche dei siti inquinati”, sui “rifiuti”, sulle “acque” (Direttiva 2000/60/CEE, L. 183/89, L. 36/94, L. 152/99), sull’”inquinamento atmosferico” (se verrà approvato il testo di questo decreto in Italia sarà molto più rischioso e costoso superare di 20 chilometri il limite di velocità per le automobili che gestire un impianto industriale inquinante!), sulla “valutazione di impatto ambientale” (Direttiva 97/11/CEE).
Per approfondimenti tecnici e per consultare i testi completi segnalo un paio di siti dove trovare informazioni utili: http://www.dirittoambiente.it/; http://www.wwf.it/.
imbrogli ecologici Aggiungo molto brevemente la mia opinione.
Bene ha fatto David a scrivere di questo argomento, che credo un po’ sconosciuto ai più.
La mia valutazione, certo per quel poco che ho letto e so della materia e della specifica vicenda, è che i tempi cambiano, ma le abitudini restano sempre quelle (ci sarebbe una versione romanesca, molto più esplicita, ma è davvero troppo volgare per riportarla sul blog!).
Meriti e colpe – per qualsiasi fatto – vanno attribuiti tutti al Ministro: da parte mia da un Ministro di AN che sbandierata ai quattro venti di avere da anni la tessera di Legambiente non m’aspettavo niente di più.
In tutta la vicenda, sulla cui valenza concordo in pieno con David, mi resta però una speranza, per quanto flebile. Questa è relativa all’eccesso di delega che porta ad un conflitto con le direttive comunitarie (vedete che a qualcosa serve l’Europa!). Impugnandole appena possibile, con le opportune modalità, non solo si riuscirà ad intervenire sul merito, ma si lancerà un segnale forte circa la gravità di aver “eluso tutti i passaggi di discussione”. Certo il giudizio sarà di fronte a quelle corti che Pannella definisce come “cupole di suprema mafiosità”, però talvolta esistono degli incoraggianti spiragli.
David mi lasci dire però (nel Consiglio Nazionale dell’Ambiente io ci sono stato) che i conflitti e le contraddizioni tra gli inquilini di questi palazzi e ed i big delle associazioni sono così numerosi ed eclatanti che sperare di “mettere ordine alla giungla legislativa” in questo benedetto paese è un po’ come aver fiducia nella chiesa leggendo gli atti dell’inquisizione.
Non me ne vogliate per il pessimismo, ma molte e significative evidenze di vita inducono facilmente a queste considerazioni.