Lodevole iniziativa quella del Circolo d’Iniziativa Culturale che ha proposto una serie di appuntamenti denominati, “Mattinali al Caffè Centrale”. Il Mattinale non è nient’altro che un “incontro mattutino organizzato per proporre ai senigalliesi ed ai turisti la riscoperta dei protagonisti della cultura e dell’arte della provincia marchigiana”.
Mercoledì 14 settembre un piccolo ma interessato gruppo di appassionati ha incontrato, l’avvocato Ferruccio Ferroni, allievo di Giuseppe Cavalli, uno dei “padri” della fotografia italiana. Ferroni nel 1996 è stato insignito del titolo di M.F.I., “Maestro Fotografo Italiano”, dalla F.I.A.F.
La lunga stagione del “maestro Ferroni” inizia ancor prima degli anni ’50 dopo le vicende dolorose e sofferte delle guerra e di una lunga convalescenza, per curare gli esiti della dolorosa e sofferta prigionia in Germania. Ferruccio Ferroni è un uomo di carattere schivo; rifugge il protagonismo. È persona di grande cultura, ma di altrettanto significativa ed apprezzabile modestia. Appare ritroso a mostrare i suoi meriti ed a raccontare le significative affermazioni ed i molteplici riconoscimenti raccolti tante volte anche all’estero, in ambiti particolarmente qualificati. Rifugge da quegli interessi più o meno occulti che così spesso hanno fatto ombra a chi ha praticato, studiato e diffuso la fotografia, questo straordinario mezzo espressivo della cultura visiva del XX secolo.
Introdotto da Franco Porcelli, patron dell’incontro, Ferroni ha risposto con il garbo che gli è proprio e con l’estrema precisione che lo ha sempre caratterizzato, alle domande dei presenti. Da quelle più garbate e professionali di Gastone Mosci alla “provocazione”, senz’altro utile, di Gabriele Bonazza. Quest’ultima, a mio avviso, ha avuto il pregio di svelare, per testimonianza diretta, quali interventi sulle immagini praticavano altri grandi fotografi, magari con estrema disinvoltura, e per di più senza farne poi esplicita ammissione.
Ferruccio Ferroni aveva scelto, fin dalla sua prima fervida stagione degli anni cinquanta, il paesaggio e la figura, con una poetica estrema marcata dalla chiave alta dei bianchi e dei grigi. Poi la ricerca del fotografo si è evoluta con coerenza, potrei azzardare come se fosse in sintonia con Edward Weston. L’artista ha avvicinato così l’obiettivo all’oggetto che increspato, corroso, poroso, solcato da fibre e nervature tende a far perdere la propria specificità trasformandosi in paesaggio immaginario.
Mancavano ovviamente i giovani all’incontro con Ferroni, certo data l’ora più adatta ai pensionati che a quanti svolgono una qualsiasi occupazione. Perché non riprendere questa opportunità – se Ferruccio Ferroni sarà d’accordo – magari grazie anche al nostro Gruppo d’Iniziativa Culturale? Quelli di Popinga hanno l’indiscutibile vantaggio di poter mettere in rete, su questo sito, domande e risposte come già avvenuto, con successo, dopo l’incontro con Maria Luisa Gasbarri.
Gianluigi Mazzufferi
Cenni sulla presenza e sulle opere del Maestro
Ferruccio Ferroni fu premiato gia nel 1950, per il complesso delle opere, al Grand Concours International de Photografie, organizzato dalla rivista “Camera”, di Lucerna. Tra le numerose esposizioni cui ha preso parte, vanno ricordate la Mostra Nazionale di Fotografia (ad invito) di Ravenna dal 1951 al 1955; l’Esposizione Internazionale fotografica al Palazzo dell’Arte di Milano nel 1952; la Mostra della Fotografia Italiana presso Ca’ Giustinian a Venezia negli anni tra il 1952 e il 1956; la Mostra della Fotografia Italiana 1953 alla galleria “Vigna Nuova” di Firenze; la Mostra della Subjective Fotografie 2, organizzata dalla Scuola di Stato delle Belle Arti di Saarbrucken, diretta dal Dr. Otto Steinert, nel 1954/55; l’Exposition Internationale de Photografies, organizzata nel 1957 dalla Galleria “Aujourd hui” di Bruxelles e dalla Scuola delle Belle Arti di di Saarbrucken, itinerante a Bruxelles, L ‘Aia, Colonia e New York; la Mostra “30 anni di fotografia a Venezia” – la Gondola – 1948/1978 al Palazzo Fortuny di Venezia nel 1980; la V^ Biennale Internazionale di Fotografia di Torino nel 1993; la Mostra fotografica “Gli anni della Bussola” e de “La Gondola” presso la Fiera di Padova nel 1995 e la Mostra “Forme di luce” – il gruppo La Bussola e aspetti della fotografia italiana del dopoguerra, organizzata dal Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze, nel 1997. Nel 1999 con il volume fotografico “Immagini inventate”, prodotto dal Comune di Fermo e dalla Fondazione Carifermo in collaborazione con l’associazione Circolo di Confusione, ottiene il premio speciale quale miglior libro fotografico 1999 alla biennale “FOTOPADOVA” di Padova. Nel 2004 Paolo Morello, per l’Istituto Superiore di Storia delle Fotografia, pubblica – della collana “Documenti per la Storia delle Fotografia in Italia” il “carteggio 1952-1959 “, con trenta fotografie. Alcune sue immagini sono conservate al Museo Comunale d’Arte Moderna e dell’Informazione di Senigallia, nell’ambito della collezione permanente del gruppo MISA. Gruppo che aveva iniziato le prime esperienze fotografiche, proprio a Senigallia, sotto la guida di Giuseppe Cavalli. Altri componenti del gruppo sono stati Piergiorgio Branzi, Bruno Simoncelli, Alfredo Camisa, Adriano Malfagia, Paolo Bocci ed inoltre Mario Giacomelli, che in questo ambiente aveva iniziato le prime esperienze.