Chi non conosce il mitico generale Robert E. Lee comandante dell’armata della Virginia durante la guerra civile americana? Ebbene la sue fama ha valicato i confini degli Stati Uniti ed è giunta in tutto il mondo. Molti conoscono il nome del generale Lee pur essendo completamente all’oscuro delle vicende e dell’esistenza stessa di questo conflitto.Ma come ha potuto la figura di Lee, uno degli sconfitti, divenire così famosa?
Ce lo spiega Thomas Connelly, professore di storia dell’università della Carolina del Sud, in questo interessante saggio. In realtà alla fine della guerra civile la fama del generale Lee era pari, se non inferiore, a quella di altri generali confederati tra cui “il vecchio Joe” Johnston, “Stonewall” Jackson ed altri. Certo il ruolo di Lee durante la guerra fu di primo piano e fu l’unico generale sudista che provò a invadere il territorio dell’Unione, ma la sua fama e la sua grandezza crebbero solamente al termine della guerra e dopo la sua morte.
Le varie generazioni che gli succedettero crearono e modificarono l’immagine del generale a seconda dei loro scopi politici, facendolo diventare prima un idolo dei popoli del Sud, vinti ma sempre combattivi e pronti al riscatto, poi un vero e proprio simbolo nazionale, venerato anche al Nord da coloro che lo avevano sconfitto, ed infine un eroe della middle-class, il prototipo dell’uomo libero che combatte per la sua terra contro le ingiustizie. Insomma la figura di Lee viene plasmata ogni volta in maniera diversa a seconda dei fini politici dei suoi apologi.
Una visione della storiografia alquanto orwelliana che ci invita a riflettere sui personaggi storici, su come le loro figure siano state rappresentate attraverso i secoli e su come siano giunte a noi. Un monito a essere sempre critici di fronte alla storia ricordando che questa, come noi la conosciamo, non è la pura verità, ma solo una rappresentazione fatta da uomini con i loro fini politici e propagandistici.
The Marble Man
di Thomas L.Connelly (libro in inglese)