Via il crocifisso: ma quale vittoria?

Aridagli, ci risiamo, gli irriducibili anticlericali, attraverso la corte di Strasburgo e le sue opinabili sentenze, cantano vittoria… Ma quale vittoria, e contro chi?

Nelle aule scolastiche non c’è il ritratto di un capo partito, o del Papa Benedetto felicemente regnante, ma c’è il simbolo di un’idea di pace e di amore universale, che travalica la mera appartenenza ad una fede religiosa, per assurgere a simbolo di fraternità molto più duraturo della coccarda rivoluzionaria.

Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi“. I laici possono capirlo, i laicisti no. I 5000 euro che la Corte sembra assegnare ai ricorrenti somigliano molto ai 30 denari.

I miei amici laici e sbattezzati mi dicono che questa iniziativa va vista anche come ripristino della dignità del Cristo, attualmente ridotto ad oggetto di arredamento per decreto regio, per Lui è meglio tornare nella sua chiesa onorato sui suoi altari. A questi amici vorrei ricordare che fu sua libera scelta di predicare fra la gente e per la gente, per strada e non nella chiuso di spazi eletti.

A mio modesto parere, pertanto, essere laico significa avere una mente libera da pregiudizi, cercare con sincerità d’intenti la propria via, e ad essa conformare la propria vita.
Lasciamo ad altri la furia iconoclasta contro un’immagine che fra l’altro rappresenta buona parte della civiltà europea… con buona pace della Corte Europea.

12 pensieri riguardo “Via il crocifisso: ma quale vittoria?”

  1. In quanto scrive il carissimo Alberto c’è un riferimento di cui non pretendo l’esclusiva, ma che so essere in buona parte per me. Infatti ho discusso con lui della recente sentenza sul crocifisso sostenendo che mi sembra “ridotto ad oggetto di arredamento per decreto regio “. Non a caso c’era una prima riga sul fax, con cui ci è stato trasmesso il testo di questo breve post, che ironicamente dice così: “dall’ultimo zuavo al suo amico sbattezzato”!
    La mia opinione è che non trovo vi sia “furore laicista” nella sentenza. Forse perché avrei non poche difficoltà a difendere il crocifisso declassandolo ad elemento di identità culturale.
    Aggiungo che in duemila anni questo simbolo è stato usato purtroppo tante volte a sproposito, anche per condannare innocenti o magari per impreziosire il collo di gente che crede solo nel potere dell’oro.
    I simboli in genere si prestano a troppi usi, anche ad impieghi contradditori. Per questo motivo sarebbe meglio lasciarli a chi crede, ma fuori dalle istituzioni pubbliche.

  2. Caro Gianluigi, ho dei dubbi che ad oggi ci sia un obbligo di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici; la Corte costituzionale nel 2004 è intervenuta sul punto e sembra, dico sembra, essere di avviso negativo.
    Premettendo che non sono religiso nè frequento la Chiesa, incollo qui sotto un commento scritto su Vivere Senigallia in risposta all’amico Mbuto.
    “Grazie Mbuto, qualcuno che finalmente mi ha risposto!
    Però da quello che ho letto c’è stata una pronuncia della Corte costituzionale del 2004(http://www.giurcost.org/decisioni/2004/0389o-04.html) che chiarisce abbastanza bene la questione…
    Per riassumere quello che ha detto la Consulta, in sostanza le norme che erano state impugnate per una presunta incostituzionalità tali non sono, cioè non si tratta di una “legge” ma di norme regolamentari che, dice la Corte, sono norme “prive di forza di legge” e che non sarebbero più in vigore.
    Quello che ci si dovrebbe chiedere in tutta questa storia è: c’è un obbligo di esporre il crocifisso oppure si tratta oggi di una tradizione culturale?
    Siccome sembra si tratti di una tradizione, imporre tramite una sentenza di togliere un simbolo che si espone per motivi prevalentemente culturali è fortemente provocatorio, così come è provocatorio, al contrario, imporne l’esposizione.
    Ripeto che non sono una persona religiosa ma non vedo nulla di male nel rispettare quella che è di fatto una tradizione; un crocifisso non lede alcun diritto; se ragioniamo in questo modo iniziamo a levare il tricolore dagli uffici pubblici perchè magari qualche anarchico potrebbe sentirsi offeso, oppure leviamo le foto del Presidente della Repubblica per non ledere chi politicamente non si riconosce in quel personaggio politico, ecc.
    Dove andiamo a finire? In un totale svuotamento di valori e tradizioni.
    Vogliamo cercare una vera integrazione? Non è certo “rimuovendo” e “svuotando” (e svuotandoci) che lo facciamo; magari affiancando, creando spazi per chi in quei simboli non si riconosce riusciamo ad integrarci in maniera migliore.
    Un’integrazione in cui ognuno deve perdere la propria storia, i propri valori e le proprie tradizioni è una finta (e pericolosa) integrazione (tanto più se questa disponibilità non c’è da tutte le parti).
    Un’integrazione in cui si impara a conoscere e rispettare tradizioni, valori e storie diverse è, secondo me, la sola vera strada da seguire.”
    Concludo dicendo che a mio avviso è provocatoria e sbagliata quella sentenza della Corte europea che impone di rimuovere, così come è altrettanto provocatoria e sbagliata la posizione di chi vuole imporre quei simboli tramite un’ordinanza.

  3. Pensavo di averlo letto su Spinoza.it dove peraltro c’è un post molto carino a mio avviso: Crocevia. La questione non è se “svuotandoci o svuotando” si possono aprire le porte ad una migliore integrazione, la questione è: che cosa rappresenta il crocefisso come tradizione italiana? A questo punto scrivo quello che pensavo di aver letto su Spinoza.it ma che in realtà ho letto altrove: a questo punto appendiamo anche una pizza.

  4. Concordo con Gabriele su molta parte del suo post e quella del crocifisso è una battaglia che non mi appassiona granché.
    Voglio solo fargli notare che mentre il tricolore e la foto del presidente della Repubblica, il capo dello Stato, sono simboli che rappresentano la Repubblica e lo Stato italiano, e di conseguenza i valori costituzionali e di cittadinanza, il crocifisso non rappresenta un bel niente per chi è italiano e non cattolico.
    Non venitemi a dire che il crocifisso è simbolo di amore, perché esso è stato usato nei millenni per compiere gli atti più atroci ed infiniti lutti addusse a milioni di persone perseguitate in vario modo “in hoc signo”.
    Come simbolo ha fatto più disastri che svastica e falce&martello messi insieme.
    Insomma, IMHO, il crocifisso è il simbolo solo di una parte, benché cospicua, del popolo italiano e, come tale, non andrebbe esposto nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle scuole, ecc…
    Ma se devo fare una battaglia culturale, non la faccio certo sulla presenza del crocifisso!
     

  5. “Parte cospicua del popolo italiano”? Io non penso sia così.
    Ricordo (non vorrei riportare numeri errati, correggetemi nel caso) di aver ascoltato ad una messa che da una recente rilevazione della diocesi senigalliese andasse alla messa domenicale (la cui frequentazione reputo condizione minima per dirsi cattolico) una media del 15%. E questo nella nostra cattolicissima provincia dell’ex-stato pontificio… altrove e soprattutto nelle città le percentuali si riducono ad una sola cifra, se non ai punti decimali. Oltre le alpi non ne parliamo proprio.
    Suggerisco a tutti la lettura del libro di Rifkin, Il sogno europeo, in cui confronta aspetti e mostra differenze tra USA e Europa. Una delle differenze maggiori è che appunto gli USA sono sostanzialmente credenti, l’Europa sostanzialmente atea. Ovviamente è una semplificazione e generalizzazione, ma credo che sia una semplificazione che si avvicini IMO molto alla realtà.

  6. Per me vedere o meno un crocifisso non fa una gran differenza; anche io non essendo un cattolico praticante ritengo la questione di quel simbolo sostanzialmente irrilevante e mi appassiona poco.
    Quello che invece mi appassiona un po di più è il ragionamento che sta dietro tutta questa storia: sicuramente è un simbolo non di tutti ma di una parte, però è un simbolo che convive con noi da ormai molto tempo.
    Possiamo toglierlo, possiamo lasciarlo, non è questo il punto: non vorrei che si iniziasse da questo per poi prendere una deriva diversa che porta a quello svuotamento di cui parlavo.
    Temo che il percorso che sta seguendo la nostra società non porterà mai ad una vera integrazione; quello che succede ci dimostra il contrario, ci dimostra più che altro intolleranza.
    Per questo, secondo me, come dice Gaspa una battaglia culturale va fatta e a prescindere dai simboli religiosi… però dobbiamo farla; pensiamo ai diritti umani (e costituzionali) che il nostro paese riconosce e che oggi vengono spesso, troppo spesso violati da chi invece una battaglia culturale la porta avanti, in modo intransigente e talvolta feroce.

  7. E’ vero, caro Gabriele, questi maledetti finlandesi non si integrano…di questo passo presto forse pretenderanno di avere nelle mense scolastiche il prosciutto affumicato di renna, perché secondo loro è un diritto del bimbo finnico quello di non perdere il legame coi sapori della sua infanzia….bisogna dirlo al Cardinal Biffi, però, così che includa anche i finnici nella lista degli immigrati “indesiderabili” che presenta ogni tanto al Governo italiano..:-):-):-)
    Ciao
    Ritvan Nelle Vesti (Usurpate) di “Padrone Di Casa”

  8. Ecco come il serio problema della laicità dello Stato, viene distorto ad opera dei soliti estremisti fomentati da una bassa forma di politica. Temo che resteremo legislativamente succubi del Vaticano sia che il crocifisso rimanga, sia che venga tolto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.