Tra Preti e Cappuccini

Nel precedente post sul medesimo argomento ho fatto un cenno alla vicenda del battibecco tra il deputato Carlo Tassi ed il presidente della Camera del tempo, Oscar Luigi Scalfaro. L’epigramma “Etichetta Nera” m’era sembrato gustoso più che mai, specie se ascoltato dalla viva voce dell’Autore.

Ora possiamo ascoltare da Mauro Mellini, che non si considera un poeta e tanto meno un “poeta impegnato”, i versi – per noi sono tali – da lui scritti nel lontano 1981.  E’ vero che ha sempre detto di scrivere “rime anche un tantino zoppicanti, e non poesie”. Sappiamo però che ha scritto per divertirsi, ed ora riesce a divertire anche noi. Lo fa con un libretto pubblicato con Stampa Alternativa nell’ormai lontano 1984 dal titolo:” C’era una volta Montecitorio”. Un volumetto con una cinquantina di satire ed epigrammi nei fatti divenuto una specie di diario della vita parlamentare. Ed è un diario da cui traspare, pensate già allora!, un’atmosfera assai poco rinfrancante per un’aula così nobile e tanto importante.

Queste otto quartine che riportiamo di seguito, come scrive Stefano Andreani che ha curato le note esplicative, quasi non esprimono tutta l’eccezionale agitazione che assalì il presidente di turno.

Si trattava del noto deputato socialdemocratico Luigi Preti. Proviamo ad immaginare la congestione quando s’accorse che al deputato radicale Geppi Rippa, impegnato in un faticoso ostruzionismo ai tempi consentito dai regolamenti parlamentari, invece del classico bicchiere d’acqua veniva portato addirittura un cappuccino.

L’antica e sorda ruggine
tra preti e Cappuccini
dell’ambiente ecclesiastico
superato ha i confini
e per un ineffabile
comicissimo evento
finito ha per esplodere
in pieno Parlamento.
Che un cappuccino giungere
vedendo al suo cospetto
Preti finì col perdere
il ben dell’intelletto
e minacciando fulmini
per l’inaudito evento
dichiarò tale bibita
contro il regolamento.
Dall’alto della cattedra
con il vocino acuto
annuncia una catastrofe
s’esso sarà bevuto
e De Cataldo biasima
reo dell’introduzione
e Rippa che, bevendolo,
ne fa ricettazione;
dall’arco democratico
plaudito coralmente
grida che un fatto simile
è senza precedente.
Ma c’è qualche malevolo
che ride e fa osservare
che mai cotanto scandalo
fu fatto pel mangiare.

9/2/1981

L’episodio è assolutamente autentico (atti parlamentari, resoconto stenografico delle seduta fiume del 4 febbraio 1981, pp. 23927). Durante l’ostruzionismo sulla proroga del fermo di polizia, De Cataldo portò a Rippa, che stava parlando, un cappuccino, visto che i commessi dichiaravano di non poter portare altro che acqua. Preti che presiedeva, reagì più o meno (ma forse assai più) come è nei versi, pronunziandosi sui poteri gastronomici del presidente, nonché sulla differenza tra bevande e cibo in relazione alle regole da osservare anche in caso di ostruzionismo.

Un commento su “Tra Preti e Cappuccini”

  1. E tu sai sempre stimolare intelligentementela mia curiosità chè so da dove vieni e se segnali un fatto gustoso o meno sempre per me nuovo educato nel racconto e da li arrivare a quante cose tu conosci ed io scopro solo ora per merito tuo.
    Andrò a cercare lo scritto anche attraverso Claudia e dopo averlo letto poserò ” C’era una volta Montecitorio” tra le cosine curiose che sanno non farmi venire i nervi.
    Grazie per la segnalazione e quanto d’attorno dici caro sempre stimato Amico Gianluigi,
    auguri a tutti voi naturalmente.
    dario-

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