Sanità e salute: due storie diverse

Avevo già recensito, e sono più di quattro anni, “Sanità e salute: un conflitto di interesse” . E’ uno degli studi pubblicati da un caro amico, senigalliese di nascita e di studi, Marcello Crivellini, ora docente al Politecnico di Milano.
Ora mi è giunto un nuovo, ponderoso volume di 460 pagine, edito da Franco Angeli, e scritto in collaborazione con Manuela Galli, docente anche lei al Politecnico nel campo dell’ingegneria biomedica: Sanità e salute: due storie diverse – Sistemi sanitari e salute nei paesi industrializzati.

E’ un testo che non si limita alle descrizioni ed alle “misure” dei vari sistemi sanitari, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Svizzera alla Cina, ma che li analizza con dettaglio, ben consci del fatto che questi ormai assorbono, nei pesi maggiormente industrializzati, un decimo del PIL.

Essenziale è l’approfondimento su sanità e salute in quanto, come anche gli AA. rimarcano nell’introduzione, molto spesso i mezzi d’informazione “portano i cittadini a confondere la sanità con la salute fornendo immagini sovrapponibili”.
Un confusione che ingenera diversi equivoci. E’ quindi opportuno ricordare che la “salute” è la condizione relativa ai singoli cittadini o come popolazione, mentre la “sanità” è “l’insieme delle procedure, delle risorse umane, strutturali e tecnologiche dedicate alla cura delle patologie”. Se la “salute” dipende anche dalla “sanità”, giustamente Crivellini insiste nello specificare che il “contributo della sanità alla salute è certamente minore di quello degli altri determinanti (stile di vita, ambiente socio-economico, patrimonio genetico, livello di cultura ed istruzione…)”.

La descrizione e la quantificazione dei sistemi sanitari dei principali paesi industrializzati si sviluppa nella seconda parte del libro, in otto capitoli. Le restanti cento pagine finali analizzano il Sistema Sanitario Italiano, ben conosciuto dall’Autore sia per la sua diretta presenza in politica negli anni passati che per la intensa esperienza vissuta quale Commissario Straordinario dell’INRCA, che è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.

Di estrema utilità e chiarezza sono le deduzioni proposte nella parte finale. Premesso che per il nostro paese l’aspettativa di vita (e le altre “grandezze di salute”) sono ottime, si evidenzia come non in tutte le regioni siano efficaci e di qualità i servizi offerti. In molti casi sembrano inesistenti “i meccanismi di controllo e valutazione dei servizi sanitari”, così come viene confermato il dato che il sistema tiene in maggior conto gli interessi degli operatori rispetto a quelli dell’utenza. Idem per la gestione delle strutture (dalle assunzioni agli appalti) da parte dei partiti politici. Se la spesa sanitaria per l’Italia è all’incirca nella media europea (inferiore solo a Francia, Germania e Svizzera), i servizi essenziali come il pronto soccorso o la riabilitazione e l’assistenza domiciliare sono molto ridotti rispetto alle esigenze. Il numero dei medici per abitante è molto alto, mentre quello degli infermieri è basso; troppo alta è la spesa farmaceutica, anche nel contesto di uno scarso utilizzo dei farmaci generici o equivalenti.

Nelle ultime pagine, quando vengono affrontate le proposte per “una politica della salute e per il governo della sanità”, emerge una “invenzione” di cui è certa la paternità, data l’educazione e la militanza politica di Marcello Crivellini. Viene presentata e spiegata la formula per stabilire “l’indice di legalità” che consente di determinare e misurare quali regioni abbiano rispettato o meno la legge. Legge che prevede l’approvazione del Piano Sanitario Regionale (PSR) ogni tre anni.
Di seguito la formula ed il grafico (pagg. 446 e 447) dell’indice di legalità medio. Quadro che è indubbiamente preoccupante in un paese come il nostro dove di legalità si fa strage dappertutto. Proprio su questa materia basta pensare che il Consiglio dei Ministri non è mai intervenuto. Pertanto è grave che queste situazioni si protraggono “senza che nulla accada”.

Marcello Crivellini, Manuela Galli

Sanità e salute: due storie diverse.
Sistemi sanitari e salute nei paesi industrializzati

pp. 464, 39€ Codice ISBN 13: 9788856838305

Franco Angeli / Sanità

2 pensieri riguardo “Sanità e salute: due storie diverse”

  1. Dalla presentazione dovrebbe trattarsi di un testo di indubbio interesse, specie in un momento storico-politico-finanziario come l’attuale. La corposità del libro (460 pgg) lo renderà, probabilmente, un manuale indirizzato agli addetti ai lavori, cioè agli amministratori della sanità, cioè ai politici. Perchè mentre la salute (secondo la giusta distinzione proposta) è anche nelle mani dei singoli cittadini, che possono incidere in qualche maniera sulle scelte dello stile di vita personale, la sanità è invece ben salda e appiccicata alle mani dei politici. E da qui viene la triste convinzione  della scarsa utilità che potrà avere anche questo libro, perchè le informazioni dirette agli amministratori verranno, come d’abitudine, ignorate e disattese. Appare oramai sempre più evidente come l’amministratore politico sa di non dover render conto del proprio operato alla utenza ma solo al proprio apparato partitico, in sanità come in ogni altro ambito della pubblica amministrazione. Credo che la sola speranza di uscire dalla crisi attuale, di cui la sanità è il tipico esempio, sia il commissariamento europeo dell’intera classe dirigente . Per la sanità e per la nazione.

  2. se la sanità è gestita male come  in Itala non solo continuerà a entrare  nei costi della politica ingrassando indebitamente un sistema delle Asur inefficacissimo
    Un contributo alla salute dei cittadini  inferiore indubbiamente a quello di altri determinanti,  come lo stile di vita, l’ ambiente, l’ereditarietà, il livello di cultura istruzione ecc. (come giustamente dal Crivellini nel suo libro) – Forse converebbe spendere meglio i nostri pochi soldi che rimangono e fare come nel Texas, niente più welfare che da noi serve alle poltrone dei politici dei sindacati e dei medici fannulloni e svogliati. Bisognerebbe azzerare tutto il marchingegno creato, la burocrazia, un gigantesco sistema Asur messo in piedi anche confiscando i vecchi  Istituti di Beneficennza,   che pesaserà sempre di più  sui cittadini contribuenti. La cosa migliore sarebbe in sanità per il bene della gente limitarsi alla terapia delle evidenze ( aspirina e antibiotici quando servono)  e delle emergenze. Poi la statistica l’unica certezza della medicina e della scienza dimostrerà che l’età media di sopravvivenza degli italiani con o senza la sanità ( nostra) sarà all’incirca  la stessa

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