L’uomo che sussurrava ai Servizi

Evento da non perdere sabato prossimo a Senigallia: Renato Farina, per gli amici “agente Betulla”, parlerà dell’“Intolleranza del fondamentalismo laico”.
Scommetto che ne approfitterà per raccontarci anche la sua radiazione dall’Ordine dei Giornalisti, ovviamente recitando la parte della vittima. Il difficile, per il pubblico, sarà trattenere le risate.
Per avere un’idea di quel che ha combinato il giornalista-spione Farina, basta dare un’occhiata a quanto scrive Filippo Facci sul Giornale (di sicuro Facci non è politicamente prevenuto verso Farina). È roba per stomaci forti.

Se siete riusciti ad arrivare in fondo senza vomitare, avete capito che ce n’è abbastanza perché la carriera giornalistica di Farina finisca per sempre. Ma non c’è pericolo: siamo in Italia, e da noi non si butta via niente. E infatti, non appena esplode il caso, scatta la gara di solidarietà, con in testa il collega-spione Giuliano Ferrara.
Intanto Farina piagnucola e ammette: ha fatto lo spione, ma a fin di bene.

«Confesso. Ho dato una mano ai nostri servizi segreti militari, il SISMI. […]
Quando è cominciata la quarta guerra mondiale
[scusate, mi sono perso la terza, N.d.R.], quella scatenata da Osama Bin Laden in nome dell’islam contro l’Occidente crociato ed ebreo, ero animato da propositi eroici.
[In realtà Farina collaborava col SISMI da prima che gli nascessero i propositi eroici: nel ‘99, a suo dire, faceva il mediatore tra il governo D’Alema e la Serbia di Milošević, N.d.R.]
[…] La mia ambizione è sempre stata inconsciamente quella di Karol Wojtyla: lui morire nei viaggi, io sul fronte, magari in Iraq o in Qatar».

Ecco, era in missione per conto di Dio, come i Blues Brothers.
Ma invece di andare in Iraq e raccontare quel che succede, come fanno i giornalisti veri rischiando e spesso lasciandoci la pelle, lui faceva la spola tra la redazione di Libero e l’ufficio di Pio Pompa, il suo contatto al SISMI.
Pompa voleva una velina pubblicata sul giornale? Farina gliela scriveva. Pompa cercava informazioni sul conto di due magistrati che indagavano sul rapimento di Abu Omar? Farina andava in Procura dai magistrati e, con la scusa di un’intervista, scriveva una bella informativa per i servizi.

Mi e vi faccio alcune domande.

  • Un giornalista può violare le regole dell’Ordine professionale cui appartiene, con la pretesa dell’impunità?
    Qui non si sta discutendo dell’Ordine dei Giornalisti in sé: se abbia senso tener in piedi un carrozzone autoreferenziale che non esiste in nessun altro paese democratico. È chiaro che l’OdG va abolito, ma non è questo il punto.
    Qui ci si chiede se un giornalista iscritto all’Ordine debba considerarlo una mangiatoia (privilegi previdenziali, ecc.) fin quando gli fa comodo, salvo poi gridare al complotto e all’attentato alla libertà d’espressione quando la combina troppo grossa e l’Ordine applica le proprie regole disciplinari. Se le regole non gli andavano bene, perché Farina non l’ha detto prima?
    In questo caso, l’Ordine ha valutato «se il rapporto di Farina con il SISMI fosse coerente con le prescrizioni deontologiche fissate negli articoli 2 e 48 della legge professionale». E in base a quelle regole, a suo tempo accettate da Farina, ha concluso di no.
  • Un giornalista può violare leggi dello Stato?
    Possiamo discutere all’infinito se sia giusto o sbagliato che, a qualsiasi titolo, un giornalista collabori coi servizi segreti. Giusta o sbagliata, la collaborazione è semplicemente vietata dalla legge.
  • Un giornalista può pubblicare notizie che sa essere false?
    Dice Betulla: «non ho scritto su Libero una sola riga che non coincidesse con i miei convincimenti». L’idea che un giornalista, oltre ai propri convincimenti, debba scrivere la verità invece di adattarla ai desideri suoi e dei suoi suggeritori, non lo sfiora neppure.
    Sulle bufale pilotate c’è l’imbarazzo della scelta: dal sequestro Abu Omar all’assassinio del reporter «pirlacchione» Enzo Baldoni, dalle missioni CIA in Europa all’inchiesta sulle intercettazioni abusive Telecom.
  • Un giornalista può ricevere soldi da qualcuno che non sia il suo editore?
    Farina candidamente ammette di aver ricevuto dal SISMI, in cambio dei “servizietti”, trentamila euro, poi usati per fare delle «liberalità nei santuari». Mah, pensavo che i quattrini dell’Otto Per Mille già bastassero.

A queste 4 domande io rispondo con 4 NO.

Mentre pensate alla vostra risposta, vi racconto quel che accadde in circostanze analoghe (anche se forse meno gravi) negli Stati Uniti, cioè nel cuore di quell’«Occidente crociato ed ebreo» per cui combatte l’agente Betulla.
Nel settembre 2006, in USA esplode uno scandalo giornalistico-mediatico. Dieci giornalisti di quotidiani, radio e tv anticastriste della Florida vengono licenziati in tronco perché si scopre che hanno ricevuto denaro dall’amministrazione Bush per “rielaborare” notizie contro il regime di Cuba. Tra essi, i giornalisti Pablo Alfonso e Wilfredo Cancio, firme prestigiose del Nuevo Heraldo, versione in spagnolo del Miami Herald.
L’anticastrismo in generale, e in particolare tra gli esuli cubani in Florida, ha ragioni solide e incontestabili: sembrerebbe naturale chiudere un occhio e perdonare i giornalisti “deviati”.
Invece, nessuno cerca giustificazioni o assoluzioni, nessuno fa appelli di solidarietà, nessuno fa il finto tonto, nessuno se la piglia con l’Ordine okkupato dai comunisti (tra l’altro, l’Ordine dei Giornalisti in USA non sanno nemmeno cosa sia).
Humberto Castillo, direttore del Nuevo Heraldo, parla chiaro: «Mi spiace perdere dei validi giornalisti, ma è inutile girarci intorno: hanno violato il nostro codice di condotta e andavano licenziati». Punto e basta. Oltreoceano si usa così.

Una bella lezione di democrazia ed eticità dagli USA.
Chissà se Farina s’è mai chiesto che fine farebbe uno come lui nella cara America?

12 pensieri riguardo “L’uomo che sussurrava ai Servizi”

  1. Grazie per la lezione. ora ho capito che il KGB che ha finanziato per anni i giornalisti e il giornale l’Unità era una organizzazione di beneficenza. Bella coerenza. Solidarietà a Renato Farina. onore agli eroi che lottano contro il terrorismo. onore a farina che ha rischiato la vita per salvare la Sgrena senza neanche un grazie in cambio.
    guido gonella

  2. Ecco il solito bastian contrario, ma non certo per dire che il pezzo non mi convinca. Anch’io sono in piena sintonia sulle considerazioni finali (che sia una questione di eticità) e prediligo questi aspetti piuttosto che la sola violazione delle leggi e, tanto meno, quella delle regole dell’ordine professionale.
    Però vorrei estendere un poco alcune riflessioni; non è detto che l’autore stesso o qualcuno dei commentatori non le consideri.
    Per prima cosa credo di non sbagliare affermando che Roberto Paradisi conosceva certamente bene i trascorsi di Farina. E’ logico che si aspettasse molte critiche, le più severe, ma io penso che abbia scelto di invitare lo stesso Renato Farina a Senigallia. Mi risulta che, anche come collaboratore di Libero, gli fosse amico prima che le pentole fossero scoperchiate e, grazie a Dio, lo è restato pure dopo che i pasticci sono venuti a galla. Mi sbaglio forse?
    La seconda riflessione è solo un abbozzo di un discorso necessariamente più lungo. Se sono gravissime le colpe attribuibili al giornalista Farina perché non ci comportiamo con il medesimo rigore anche nei confronti di altre persone che, addirittura rivestendo alte cariche pubbliche, hanno mentito di fronte al Parlamento? Vedi l’allora Ministro dell’Interno Cossiga, poi presidente della Repubblica, per l’omicidio di Giordana Masi, di cui ricorre presto l’anniversario. Perché non “radiamo” non giornalista qualsiasi, ma un parlamentare, deputato o senatore da ben dieci legislature, come Armando Cossutta, che per lunghissimo tempo ha ricevuto finanziamenti dall’URSS, durante gli anni della guerra fredda?
    Basta qui per il commento, ma si potrebbe continuare. Se non altro per dire che seppur ineccepibile è più facile il bersaglio Farina rispetto ad altra gente, specie se questa poi è schierata su fronti al di sopra di ogni sospetto.

  3. Ovviamente ciò che dici Gianluigi è giustissimo, ma la questione, secondo me, qui non è né l’eventuale amicizia tra Paradisi e Farina (nulla da eccepire in proposito) né se Farina sia un bersaglio facile o difficile (al momento è certamente un bersaglio facilissimo) rispetto a tanti altri “pescecani” di destra e sinistra, e centro anzichenò, ben più potenti, furbi e con scheletri più ingombranti negli armadi.
    Il fatto è che delle associazioni culturali-politiche di destra lo hanno invitato, proprio lui e proprio in questo momento, a tenere una conferenza ( qualche cosa di simile a una lezione, dove una personalità autorevole, in un certo senso, spiega e insegna al popolo qualcosa) e il titolo di questa conferenza è nientepopodimeno che “Intolleranza del fondamentalismo laico”, e caspita ragazzi! Si fa sul serio qua.
    Tu dici che Paradisi non poteva non aspettarsi le forti critiche a questa scelta. E lo penso anch’io, non solo se le aspettava, ma le “bramava”, io credo, tanto è vero che, siccome dall’annuncio della conferenza fatto il 13 Aprile non si era smosso granché (in pratica sembrava che Farina se lo cagassero in pochi), ha pensato bene, lui o chi per lui, di calcare ancora un pochino la mano uscendo il 18 Aprile http://www.viveresenigallia.it/modules.php?name=News&file=article&sid=16583&mode=nested
    con un articolo a firma “ass. culturale Logos” vittimistico, iperbolico e sostanzialmente falso in cui lamenta il “tam tam in atto in questi giorni su alcuni blog e giornali on line cittadini nei quali Renato Farina viene descritto dai falsi paladini della laicità come una sorta di manichino asservito ai servizi segreti, magari (visto che ci siamo) persino deviati.”
    Sinceramente a me pare fin troppo evidente che, come gli succede spesso, anche stavolta Paradisi abbia mirato a creare un “gran polverone”, sparandole il più grosse possibile di modo che ci sia una bella reazione mediatica che gli faccia fare la figura dell’ ”eroe senza macchia e senza paura” , vilipeso e attaccato da tutti i cattivoni di sinistra e dai biechi e immorali mangiapreti.
    Il guaio è che questo giochetto gli funziona sempre, perché continua ad avere i suoi seguaci, anzi temo che gli stiano aumentando.

  4. Beh, non si può che concordare con Leonardo.
    Di solito dove c’è tanto fumo c’è poco arrosto e di solito Paradisi ama fare queste grandi fumate su argomenti di scarso interesse solo per il gusto di fare sterili polemiche o per autocelebrarsi.
    Paradigmatici sono i casi dell’ex liceo classico o quello delle minacce brigatiste alla sua persona.
    Adesso Farina, resta da vedere chi sarà il prossimo, magari Nicolò Pollari che parla di aborto ed eutanasia, tanto per restare nell’ambito dei servizi segreti…
    Se invece di perdere tempo con queste baggianate, perchè una discussione sul “fondamentalismo laico” può essere solo questo di fronte agli attacchi recenti della Chiesa, si impegnasse di più nel suo ruolo di consigliere di opposizione, farebbe un serio favore a tutta Senigallia.
    Per Gianluigi: non è che se uno si comporta male, non deve essere biasimato perchè ci sono altri che si comportano peggio!
    Farina ha agito illegalmente ed è andato contro i principi deontologici della sua categoria.
    Quindi tutto il biasimo che gli ricade addosso è ampiamente meritato.

  5. Le quattro righe con cui chiude Gaspa (Francesco Gasparetti) mi costringono a precisare un po’meglio il mio pensiero. Lui scrive che “Farina ha agito contro i principi deontologici della sua categoria” e ciò appare chiaro non solo dalle indagini, ma anche dalle sue personali ammissioni. Esponendo l’esempio dei politici volevo dire, se mi è consentito, che la gravità del reato è massima quando si è magistrati, politici e preti, tanto per semplificare con solo tre categorie. Non mi direte poi che se un’oste mette dell’acqua nel vino, violando le regole millenarie delle osterie, debba essere messo al bando per tutta la vita. I giornalisti fanno si un lavoro delicato, ma non mitizziamoli più di quanto già lo siano.
    Quello che m’incuriosisce (nemmeno Andrea nella lucida disamina lo ha affrontato) sarebbe sapere come si sono comportati gli amici più stretti di Farina. Se non ricordo male mi sembra che fossero di CL e quindi non giustizialisti alla Di Pietro.

  6. Mah, per un giornalista dare volontariamente false informazioni è una cosa gravissima.
    In America sarebbe giustamente bandito e non troverebbe lavoro neanche nella gazzetta di una scuola elementare.
    In Italia invece, si va avanti con la solita mentalità del “tutti colpevoli, nessun colpevole” o del “lui l’ha fatta più grossa di me” ed alla fine nessuno risulta responsabile.
    Che poi si chiami Farina a discutere e pontificare su un tema come “l’integralismo laico” mi sembra fuori luogo e di cattivo gusto.
    Diciamoci la verità: Paradisi ha chiamato Farina al solo scopo di innescare delle polemiche e farsi pubblicità perchè altrimenti l’organizzazione di questo “evento” non avrebbe alcun senso.
    Per quel che riguarda Di Pietro, ce ne fossero di giustizialisti come lui!
    Il problema mi sembra quello opposto: in giro ci sono troppi garantisti che garantiscono anche chi commette reati penali!
    Così in galera non ci va mai nessuno, a parte quelli che rubano motorini o quelli con 2 grammi di Maria…
    Tra i politici, tu hai citato Cossutta e Cossiga, ma a me vengono in mente anche:
    -Forlani visto di recente all’ultimo congresso dell’UDC
    -De Lorenzo, quello che ha messo a soqquadro la sanità italiana, è appena venuto in ferie con te.
    -Andreotti, condannato per mafia a Perugia, quando tutti i mass-media (magari grazie alle veline degli amici di Farina) hanno detto che è stato assolto (ma la prescrizione non è una assoluzione), è senatore a vita.
    -Craxi è morto da latitante in un paese straniero in cui non vige l’estradizione verso l’Italia godendosi i soldi di cui si era appropriato indebitamente ed ora, dopo 15 anni, è salito all’empireo tra i padri spirituali del nuovo Partito Democratico (se è vero il proverbio “talis pater, talis filius” siamo a posto!).
    -Berlusconi 15 “assoluzioni” per scadenza dei termini di prescrizione.
    Tra gli imprenditori ricordo:
    -Tanzi, l’artefice del più grosso buco di bilancio della storia mondiale (28 miliardi di Euro!) che ha fatto traballare tutta l’economia italiana, ha chiesto il patteggiamento e rischia di fare soli 5 anni, magari agli arresti domiciliari (sicuramente gli troveranno qualche malattia grave mai diagnosticata prima).
    -Fiorani ha appena donato tutti i suoi beni a moglie e figlio per evitare che tornassero nelle mani delle persone truffate dalla sua banca (la famigerata Popolare di Lodi).
    Tra i giudici mi viene in mente Carnevale, quello che assolveva tutti quanti in Cassazione e che alla fine è stato assolto pure lui, tra i giornalisti c’è gente come Farina, mettiamo pure l’oste che mischia l’acqua col vino e il quadro italiano è completo.
    Chiaramente la colpa è tutta dei giustizialisti come Di Pietro!
    Mah.

  7. Solo per una precisazione sull’ultimo commento di Gaspa. Penso che gli sia sfuggita una battuta, e ciò forse è possibile quando si esagera con la foga giustizialista.
    “De Lorenzo…è appena venuto in ferie con te.” Così hai scritto!
    Tieni conto che nella comitiva in visita ad Israele, di oltre quaranta persone, c’erano anche Lanfranco Turci, Giuseppe Caldarola e, se ti fa piacere, anche Olga Di Serio, vedova D’Antona. Tra gli altri dimenticavo il leghista Bobo Maroni e deputati di vari partiti. Se non si trovavano a disagio loro con l’ex ministro De Lorenzo per me, radicale da una vita e per ben dieci anni frequentatore assiduo di tutte le galere delle Marche, t’assicuro che non c’è stato nessun problema. Credimi lo sarebbe stato anche in presenza di Antonio Di Pietro.

  8. Dice Gianluigi:
    «La seconda riflessione è solo un abbozzo di un discorso necessariamente più lungo. Se sono gravissime le colpe attribuibili al giornalista Farina perché non ci comportiamo con il medesimo rigore anche nei confronti di altre persone che, addirittura rivestendo alte cariche pubbliche, hanno mentito di fronte al Parlamento? Vedi l’allora Ministro dell’Interno Cossiga, poi presidente della Repubblica, per l’omicidio di Giordana Masi […], oppure Armando Cossutta. »
    È vero: su Giorgiana Masi Cossiga mentì clamorosamente davanti al Parlamento, ma in un certo senso se lo poteva permettere. E le sue menzogne sarebbero subito state sputtanate di fronte al Paese, se anche allora avessimo avuto giornalisti degni di questo nome.
    I giornalisti dovrebbero essere i depositari dei documenti e dell’informazione, dovrebbero fare al potere le domande a nome dei cittadini. Se anche loro mentono, chi ci difende?

  9. Pingback: Popinga

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