Libro giallo perchè.

stella giallaE’ giallo il colore del frontespizio del volume “La peste italiana”, ma “giallo” è soprattutto il suo contenuto. Giallo è da sempre il colore delle bandiere che segnalavano la pestilenza. Tal’è il morbo, davvero mortale, che ha già contagiato molta parte del mondo con il nazismo,il comunismo e gli altri totalitarismi e che ora si ripropone con una complessa e subdola “mutazione”. Aspetto questo che rende il fenomeno davvero molto insidioso per tanti regimi democratici. Si tratta infatti della degenerazione partitocratica e di questa situazione l’Italia ne è stata la culla in cui la malattia è cresciuta silente per ben sessant’anni. Le particolari condizioni del nostro Paese sono state un fertile terreno d’incubazione che hanno portato ad eccezionale successo del gravissimo fenomeno.

Qualcuno ha scritto che si tratta di una forma di “democrazia mutagena”, cioè una sorta di “trasformazione cancerogena” di cui nei fatti patiscono le istituzioni, che sono le “cellule” della democrazia liberale. Quando ciò accade in uno Stato di diritto si ha in pratica uno stress degenerativo e lo “Stato di diritto” ne esce progressivamente indebolito e gravemente alterato.
Danneggiato fino al punto che le degenerazioni di forma si evolvono in quelle di sostanza e di fatto si arriva al disprezzo sistematico della legalità e quindi dei principi ispiratori della stessa. Le conseguenze sono così tangibili tanto da colpire i diritti inalienabili dell’uomo e quindi, non a caso, nel “Libro giallo” ricorrono spesso citazioni estremamente appropriate, tratte da autori di riferimento come Sciascia o Tocqueville.
Il lavoro di redazione, consumato in poche ma intense settimane, è stato il frutto del “Gruppo di Iniziativa di Satyagraha 2009 per lo Stato di diritto e la Democrazia cancellati in Italia” e può essere scaricato a questo link:
http://www.lucacoscioni.it/sites/all/files/COSCIONI_numero33_peste_0.pdf

Soltanto per incuriosire chi ha letto queste righe di segnalazione cito di seguito alcuni dei 16 capitoli che compongono il libro. Per molti della mia generazione sono un “ripasso” della propria vita ; in qualche caso, senz’altro per la mia esperienza personale anche dell’intenso impegno politico di anni lontani, quando ci si rimboccava le maniche con le multiformi ed innovative iniziative dei radicali del tempo.Agenda Coscioni (maggio 2009)
Il racconto inizia dal gennaio 1948 quando appena “fatta la Costituzione ne inizia la disapplicazione” perché le regole democratiche dei costituenti sono “subito ampiamente disattese”. Il secondo capitolo s’incentra sul “furto della scheda referendaria”, e riporta l’elenco dei referendum abrogativi che sono stati ben 59. Quindi è afrontato il “Regime dei partiti” e la prima emergenza, purtroppo perdurante, della Giustizia italiana dove “lo Stato è un delinquente abituale”. Quello Stato che mostra anomalie a tutti i livelli, dalla Presidenza della Repubblica alle “Camere dei partiti”, come riflettendo un attimo sono davvero Montecitorio e Palazzo Madama. Al capitolo 7 i radicali ricordano gli anni della possibile rivoluzione dei diritti civili e quelli “neri della Repubblica”, che vanno dal terrorismo alla bancarotta, anche attraverso il tradimento ed il sabotaggio dei referendum. Il “Libro giallo” non dimentica (capitolo 11) il dissesto idrogeologico della penisola o il mancato rispetto degli obblighi internazionali, così come la costante violazione delle direttive comunitarie o gli “attentati ai diritti civili e politici” che nei fatti hanno comportato un “genocidio” del movimento radicale, fino al caso di tre anni fa, quello degli “otto senatori nominati al posto di quelli legittimamente eletti”. Si chiude infine con un segno di speranza il capitolo 16 laddove temi di vitale importanza per l’uomo e la società come l’eutanasia, la fecondazione assistita, le coppie di fatto o l’aborto sembrano veder schierati gli italiani, per 2/3 se non per ¾ addirittura, con chi dimostra di essere all’altezza, e consapevole, di scelte democratiche, liberali e riformatrici.
Chiude lo sforzo di questo libro, come già detto scritto a più mani ed in pochissimi giorni, una specie di elenco dei ”radicali in galera dal 1966 ad oggi”. Beh!, per quel poco che conta questa simbolica testimonianza, nell’agosto del 1985, l’abbiamo data anche noi, con moglie e figlio, in una cella della gendarmeria francese. Ne siamo orgogliosi.

27 pensieri riguardo “Libro giallo perchè.”

  1. Caro Gianluigi,
    per quel che mi sembra aver capito la sintesi onesta che si può-deve trarre dalla lettura pensiero di questo libro non è delle più ottimistiche anzi direi che sento un malinconico silenzio che assomiglia tanto alle battaglie non capite perdute politicamente e solo ricordate da oneste menti senza interessi provati od oscuri.Allora io che credo rasentare la tua generazione ricordo uomini ed ideali che sono stati derisi e sfregiati ed ora per trovare i loro cognomi a fatica solo in qualche vecchio per fortuna letto libro trovo accenni sempre più brevi come quasi fosse vergogna chiamarsi Ernesto Rossi -Villabruna-e tanti altri caduti dal partito d’azione poi via via nell’emarginazione più vergognosa.Da Sciascia ad ora scomparsi pensatori ,dopo la caduta del regime, dopo la fine della guerra piano piano si era pensato tentato di erigere ideali puliti anche di giorno.Vennero gli uomini che di professione fanno politica e le foto dei tempi cui mi riferisco appaiono sempre più bianche .
    L’indifferenza e la fatica di pensare, un non ritorno economico stanno distruggendo anche quel pochissimo che troppi solitari cerchiamo di far capire spiegare in sana fede.
    Sempre è un emozione positiva leggere le tue osservazioni caro amico Gianluigi.
    dario.
     
     
     
     

  2. Già da anni si discute sull’ormai inadeguatezza delle democrazie a livello globale; la democrazia come tutte le forme di governo è destinata ad essere superata col tempo, anche in considerazione del fatto che mostra sempre più i suoi limiti e le sue degenerazioni.
    Questa riflessione vale per tutte le democrazie, da quelle più evolute a quelle che lo sono meno; l’Italia, ancora una volta, rappresenta un caso da valutare a parte, in cui la democrazia ben si presta a più facili degenerazioni per la disonestà dilagante dei suoi cittadini, la cui espressione è una pessima classe politica che non potrebbe essere altrimenti in un paese disonesto, fatto di furbi e troppo spesso di persone che non hanno minimamente in testa le regole basilari del vivere comune.
    Fino a quando non si avvierà una riflessione seria, da parte di noi tutti, sul nostro modo di essere cittadini, non cambierà mai nulla; possiamo continuare a prendercela con questo o quel politico, cosa in cui siamo bravissimi; oppure possiamo iniziare a prendercela con noi stessi, che è poi il primo passo verso il vero cambiamento, ammesso che lo si voglia davvero fare.

  3. La “peste” dilaga se è vero, come è vero, quanto apprendo da una mail ricevuta poco fa.  Ecco il testo:  
    “Ancora una volta pratichiamo la NONVIOLENZA in difesa dei diritti di informazione e di conoscenza di tutti gli elettori, perché ci sia almeno un’oncia di democrazia per tutti.

    L’ordine dell’AGCOM (Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni) emesso il 23 maggio scorso nei confronti di RAI, La 7 e Sky Italia di mandare in onda entro le 48 ore successive consistenti interviste di “riepilogo informativo” a favore della Lista Bonino/Pannella, per restituire agli italiani l’informazione negata da 45 giorni di costante ostracismo delle proposte e delle iniziative radicali, NON E’ STATO RISPETTATO.

    Ancora una volta gli ordini dell’Autorità sono stati considerati carta straccia dai direttori delle testate e dal DG della RAI: nessuna intervista di riepilogo informativo è stata realizzata, e nei giorni successivi si è persino aggravata la marginalizzazione della Lista Bonino/Pannella e della possibilità per tutti i cittadini di conoscere le sue proposte per le elezioni europee.

    Per impedire la definitiva antidemocraticità delle elezioni europee e garantire al 100% degli italiani il diritto alla conoscenza e contro l’impunità della violazione delle leggi, militanti e dirigenti della Lista Bonino/Pannella inizieranno dalla mezzanotte di oggi, lunedì 1° giugno lo sciopero totale della fame e della sete.

    Alla base della democrazia ci sono le sue regole, ma se queste possono essere infrante in continuazione ed impunemente vuol dire che sta prendendo campo la peggior insidia possibile per il sistema. Quindi un vero tumore che lo mina dalle fondamenta.

  4. —-la democrazia come tutte le forme di governo è destinata ad essere superata col tempo, anche in considerazione del fatto che mostra sempre più i suoi limiti e le sue degenerazioni. Gabriele—–

    “E’  stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.”Winston Churchill

     

     

  5. Questo perchè, almeno tendenzialmente, c’è stata un’evoluzione in termini positivi e di conquiste nella società (riconoscimento dei diritti individuali prima e di quelli collettivi poi), salvo alcune brutte parentesi rappresentate dai totalitarismi.
    E’ però tempo che la nostra società cominci a riflettere su queste degenerazioni e capire che parlare di superamento della democrazia non è un tabù; certo lo è per chi non vede a più di un palmo dal suo naso, o per coloro i quali sono capaci solo di guardare indietro e non avanti.
    Quello che è certo è che una democrazia, così come ogni altra forma di governo, può funzionare più o meno bene; se c’è un buon re una monarchia funziona bene, se c’è un pessimo re la monarchia sarà altrettanto pessima; in democrazia se c’è un buon popolo la stessa funziona bene, ma se c’è un popolo fatto di furbi e imbroglioni la democrazia non farà altro che pagarne le conseguenze.

  6. —….in democrazia se c’è un buon popolo la stessa funziona bene, ma se c’è un popolo fatto di furbi e imbroglioni la democrazia non farà altro che pagarne le conseguenze. Gabriele—-

    Non ricordo:-) chi disse “Governare gli italiani non è difficile: è semplicemente inutile.”…ma mi sa che non fosse un gran sostenitore della democrazia come sistema di governo:-)

  7. @Gabriele:  Giusto per capire, con che cosa vorresti sostituire la democrazia?

    Quale sarebbe la forma di governo che supera le degenerazioni della democrazia?

    Come si fa a capire se un popolo è buono o è cattivo?

    Ma soprattutto, come si fa a scrivere tante cavolate in soli 3 post?

  8. —-@Gabriele:  Giusto per capire, con che cosa vorresti sostituire la democrazia? Gaspa—-
    Mi associo alla domanda (se non s’era capito dai miei precedenti commenti:-) )

    —-Quale sarebbe la forma di governo che supera le degenerazioni della democrazia?—-
    Idem come sopra.

    —–Come si fa a capire se un popolo è buono o è cattivo?—–
    Oh, se per questo basterebbe confrontare i risultati dello stesso sistema di governo – la democrazia, appunto – chessò in Italia , Grecia, Turchia ecc. e nei Paesi Scandinavi:-)

    —-Ma soprattutto, come si fa a scrivere tante cavolate in soli 3 post?—–
    Non credo siano cavolate. Un altro famoso detto recita “In democrazia ogni popolo ha il governo che si merita”.

    P.S. Io credo che più che di “superamento della democrazia” si dovrebbe parlare di “regole della democrazia”. E individuare quelle che sarebbero più adatte a una specifica realtà.

  9. Le prime 3 domande meritano tre risposte:
    quando la democrazia non esisteva probabilmente, anzi sicuramente molti si ponevano lo stesso problema: con cosa superi ad esempio lo stato di polizia? Magari con lo Stato di diritto, anche se all’epoca forse non era facile immaginarsi qualcosa di diverso, un’evoluzione.
    Dall’evoluzione nel tempo si è giunti alla democrazia; la democrazia si è anch’essa evoluta nel tempo; quella del 1948 non è come quella di oggi (ad esempio la Corte costituzionale ha iniziato ad operare dopo ed è un fondamento della nostra democrazia in termini di controllo).
    Ad esempio dallo Stato di diritto si è passati allo Stato di diritto costituzionale, e così in molti altri casi.
    Se io avessi la risposta su come superare la democrazia attuale probabilmente dovrei essere candidato al nobel, ma visto che non mi avvicino nemmeno lontanamente a ciò, posso rinviare alle riflessioni di molti filosofi e di tutti coloro che si occupano essenzialmente del ruolo degli stati nella globalizzazione.
    Superare la democrazia può voler dire modificare quella che oggi abbiamo prevedendo nuove forme di controllo, nuove forme di partecipazione, ecc.
    Ad esempio il referendum viene considerato da molti espressione massima di democrazia; è però efficace se il quorum famoso non viene mai raggiunto e quindi tutti cadono nel vuoto?
    A me questa sembra una democrazia sulla carta che nella pratica funziona male.
    Alcuni cambiamenti della democrazia sono già in atto: prendiamo per esempio le autorità garanti: servono per tutelare i cittadini più deboli davanti a possibili soprusi di gruppi più forti (es. i grandi gruppi industriali, i cartelli, ecc.).
    Spesso si dice che in democrazia decide la maggioranza; questo è proprio quello che deve essere superato; i più attenti hanno infatti detto che una democrazia evoluta non è “decisione della maggioranza” ma “tutela delle minoranze”; cioè le decisioni della maggioranza non devono pregiudicare i diritti delle minoranze; è un bel cambio di prospettiva mi sembra.
    Tutelare maggiormente i diritti delle minoranze mi sembra che rispetto all’idea attuale di democrazia rappresenti una forma di superamento o se preferite di evoluzione; comunque di cambiamento.
    Questo per quanto riguarda le prime 2 domande.
    Sulla terza domanda a me la risposta sembra talmente ovvia quasi da non dover scrivere, ma visto che mi piace il tema scrivo volentieri: Ritvan ha già fatto un bell’esempio; secondo me non è così difficile capire se un popolo è “buono o cattivo”: se un popolo ha un tasso di corruzione, a tutti i livelli, indecente come in Italia, allora è “cattivo”; idem per i favoritismi, le clientele e tutto il resto.
    Poi se uno pensa che in Italia le mazzette e tutto il resto non esistano vorrà dire che per lui siamo un popolo “buono”.
    Per me il popolo tedesco, svedese, finlandese ecc. sono popoli “più buoni” del nostro (che volendo potrebbe essere al pari, non ci mancherebbe nulla!).
    Sull’ultima domanda, penso che sia facile leggere tante cavolate nei post altrui se uno non li capisce o se è prevenuto nei confronti di chi scrive.

  10. Il terzo punto è del tutto ozioso, buono solo a menare il can per l’aia con generici discorsi sulla moralità. Troppo comodo distinguere tra popoli “buoni” e “cattivi”, troppo comodo rifugiarsi nell’alibi del “tanto gl’italiani son fatti così”. Non è questione di “bontà”, ma di “legalità”.
    I popoli nordeuropei e anglosassoni non sono più buoni del nostro, ma hanno un paio di cose che da noi mancano: il controllo di legalità e la certezza del diritto.
    Nel mondo anglosassone, in particolare americano, vige la cosiddetta “legge del saloon”: giocando a poker tu puoi barare finché vuoi, ma quando ti scoprono ti becchi una pallottola in fronte.
    Detto in altri termini, in quei Paesi i politici non sono più onesti né più disonesti dei nostri: la differenza è che quando vengono sorpresi col sorcio in bocca la loro carriera finisce. Per sempre, senza appelli, piagnistei, grida al complotto o riabilitazioni postume.
    Da noi, per stroncare carriere, non basta né la responsabilità morale e nemmeno quella penale.

  11. Infatti da noi cattivoni italiani la democrazia non ha funzionato, la dittatura fascista non ha funzionato,  il comunismo ce l’abbiamo de facto e non funziona.
    Vediamo se funziona il populismo, altrimenti non ci rimane che il suicidio di massa.

  12. Devo dire che la profonda antitesi manichea tra popoli buoni e popoli cattivi mi affascina molto a livello filosofico.
    Mi era già capitato di dicuterne con un compagno di classe in terza elementare!
    @Ritvan: Se i risultati della democrazia ci hanno fatto arrivare nei primi paesi del mondo partendo dalle macerie del fascismo, allora dovremmo essere catalogati tra i buoni!
    E dovremmo ringraziare gli altri stati democratici buoni, tra cui gli americani (prima democrazia dell’era moderna), per averci aiutato.
    Resta solo da capire cosa c’entri la democrazia con la corruzione (come se negli stati comunisti,  fascisti, islamici o nelle monarchie assolute ereditarie non esistesse)…
    Penso di non essere il solo ad abbassare il livello di questo blog!

  13. Andrea le due cose sono strettamente collegate perchè se democrazia è potere del popolo, la differenza la fa il popolo.
    Certo che siamo più evoluti in termini democratici e sociali della maggior parte degli altri stati del mondo, però siamo molto indietro rispetto agli altri stati europei.
    Un’altra differenza tra un popolo onesto (cambiamo termine) e uno disonesto è questa: in Italia tutti i fondi europei vengono sempre sfruttati come bancomat, infatti siamo famosi per inventarci cose assurde che giustificano la richiesta di tali fondi (ad esempio i corsi di formazione inesistenti o su materia ridicole), cosa che all’estero non avviene o quantomeno non con la nostra frequenza.
    Certo anche negli Stati Uniti o in Inghilterra o dove volete c’è la corruzione e altre schifezze simili, il problema è che da noi è estesa a tutti i livelli ed è diventata incurabile, mentre in questi paesi il fenomeno è molto più ridotto; questo grazie ad un popolo che non tollera ciò; da noi invece viene tollerato proprio perchè ci fa comodo, perchè è l’intero sistema ad essere marcio.
    Comunque mi viene da sorridere se penso alle tante critiche che spesso leggo, anche qui, sul fatto che in Italia la democrazia non funzioni; quando poi è un altro a dirlo improvvisamente gli italiani diventano un popolo di santi…
    In Inghilterra il marito del ministro ha addebitato allo Stato un paio di film porno visti dal satellite e la moglie si è dimessa; da noi c’è una schiera di dipendenti ministeriali che usifruiva di rimborsi per il trasloco e faceva poi a metà col trasportatore; e non era un caso singolo ma lo facevano quasi tutti.
    A me piace questo benedetto paese, sono contento di viverci e di essere nato qui; mi fa rabbia il fatto che potremmo essere un popolo molto migliore di quello che, nonostante tutto, siamo.
    P.s. a livello filosofico e non solo si parla di globalizzazione e di ruolo negli stati nazionali che sta cambiando non di buoni e cattivi.

  14. Risposta al Sig. Shehi.
    Grazie della segnalazione.
    Il paradosso del suffragio universale (quantitativo: tutti contiamo ma nessuno infilera’ mai la scheda decisiva / qualitativo: il voto del piu’ fine analista politico vale quanto quello di mia nonna che non riconosce e nemmeno conoscerebbe  i simboli) e’ un aspetto della sulfurea questione dell’egalitarismo.
    Non c’e’ soluzione; anche se la cosa migliore sarebbe una sana e non demonizzata astensione da parte di coloro cui la politica non interessa troppo. Come negli Stati Uniti dove, infatti hanno pubblicato il seguente libro:

    http://www.cato-unbound.org/2006/11/06/bryan-caplan/the-myth-of-the-rational-voter/

  15. —-@Ritvan: Se i risultati della democrazia ci hanno fatto arrivare nei primi paesi del mondo partendo dalle macerie del fascismo, allora dovremmo essere catalogati tra i buoni! Gaspa—-

    “nei primi paesi del mondo” per cosa, per il PIL pro capite? Non credo che questo debba essere l’unico metro con cui misurare i risultati di un sistema politico, altrimenti la monarchia saudita dovrebbe essere un modello da esportare in tutto il mondo:-).
    Non ho mai detto che gli italiani siano “cattivi” (anche perché in tal caso molto probabilmente sarebbe seguito il gentile invito a tornarmene “a casa mia”:-) ) ma a costo di essere tacciato di “razzismo” non posso che confermare che fra popoli mediterranei e popoli “nordici” esistono sostanziali differenze in quanto a senso civico. Ovviamente la “razza” c’entra ‘na mazza, è tutto dovuto alle diverse circostanze storiche in cui i popoli son vissuti per secoli, all’influenza della religione ecc., ecc. E credo che alla “degenerazione” della democrazia italiana – dopo gli iniziali successi, dovuti in gran parte allo slancio sostenuto dal desiderio di vita migliore di un popolo uscito dalle macerie della guerra – abbia contribuito non poco il fatto che non ci sia stata una vera alternanza al governo. Ovvero che si sia sempre “votato DC anche a costo di turarsi il naso” perché altrimenti “i cosacchi avrebbero abbeverato i cavalli in Piazza San Pietro”. Con tutto quel che ne è conseguito in fatto di clientelismo, familismo amorale e quant’altro che col senso civico ha ben poco a che fare.

  16. Concordo col signor Breccia quando sostiene che chi si disinteressa di politica dovrebbe, in tutta tranquillità, astenersi; penso sia la conseguenza più logica di quel disinteresse.
    Di riflessioni sul fatto che votino persone poco preparate, culturalmente e politicamente ne ho lette tante, ma spesso erano viziate da una certa parzialità: c’era un signore che diceva di non far votare queste persone perchè avrebbero dato il voto al candidato più carismatico, ecc.
    Insomma la riflessione era iniziata bene ma poi i risvolti erano chiari.
    In fondo il voto di queste persone si divide, penso, equamente tra le varie forze politiche; non riesco poi a pensare ad un sistema per scegliere chi è in grado di votare coscientemente e chi no; a mio avviso il signore che aveva scritto quella sciocchezza sarebbe da escludere.

  17. Metto una precisazione ai miei commenti precedenti che penso possa chiarire quello che intendo; per superamento della democrazia, quella attuale, intendo in sostanza la stessa idea (il potere è in mano al popolo per essere chiari) ma con nuovi strumenti in mano ai cittadini e ai gruppi sociali, anche nuovi strumenti di partecipazione e di tutela.
    Ad esempio i referendum si dimostrano poco efficaci; le autorità garanti poste a tutela del cittadino  sono invece efficaci e aiutano a proteggere spesso i nostri diritti costituzionali.
    Spero di essere stato più chiaro e concreto.

  18. “In Inghilterra il marito del ministro ha addebitato allo Stato un paio di film porno visti dal satellite e la moglie si è dimessa; da noi c’è una schiera di dipendenti ministeriali che usifruiva di rimborsi per il trasloco e faceva poi a metà col trasportatore; e non era un caso singolo ma lo facevano quasi tutti.
    A me piace questo benedetto paese, sono contento di viverci e di essere nato qui; mi fa rabbia il fatto che potremmo essere un popolo molto migliore di quello che, nonostante tutto, siamo.”
    Tutto vero e dovremmo cominciare dal chiedere conto a chi usa, ad esempio, aerei di stato per fare gli affari propri e dei propri amici, perchè questa schifosa moda è sia dell’attuale Primo Ministro che di esponenti del precedente Governo, ma era già dei Socialisti 20 anni fa.
    Invece, mi sembra, siamo pronti ad attaccare sempre “gli altri” e a difendere “i nostri”.
    Pensa solo a Sircana col trans, a Berlusconi a Villa Certosa, a Cosimo Mele, ecc…
    Buoni o cattivi, onesti o disonesti, non lo so, ma ipocriti di certo.

  19. Infatti Lorenzo hai perfettamente ragione; dal Presidente del consiglio, ai ministri, ai semplici impiegati in questo paese la disonestà e l’ipocrisia è dilagante; non conosce colori politici e classi sociali; chi può arraffare qualcosa se lo prende, punto.
    Alla faccia del bene comune.

  20. Meno male 🙂
    Io sono un dipendente pubblico Gabriele e puoi immaginare quanto mi senta toccato da questo mal costume, anche di molti miei colleghi a discapito di molti altri che tirano avanti (male e spesso senza soldi) la carretta.
    Però penso anche che ci si sentirebbe un tantino più orgogliosi e magari meno “autorizzati” a comportarsi male se il buon esempio arrivasse dall’alto. Un discorso tanto semplice da sembrare infantile.
    In caso di reato con sentenza passata in giudicato, le quattro più alte cariche dello stato dovrebbero avere pene raddoppiate, proprio perchè alte cariche dello Stato, altro che non processabilità.
    Un mio ex dirigente ha patteggiato 1 anno e mezzo perchè si fregava e rivendeva la sabbia del Po.
    Di Pietro l’ha licenziato.
    Sai che fa adesso? Libero professionista e prende appalti dal suo ex Ministero.
    Io non sono pro-berlusconiano, ma rispetto il voto della maggioranza dei miei concittadini e, come italiano, lo considero il mio Premier.
    Però non mi puoi dire che ti sei sentito un italiano orgoglioso nel vedere le sue foto, con il coso di fuori e 4 zoccole in piscina!
    Che avresti pensato se nelle foto ci fosse stato Prodi o Veltroni?
    E poi mi vengono a parlare dell’importanza della famiglia…
    Volere giustizia e rigore morale non è populismo o giustizialismo, ma il primo passo verso una società onesta.

  21. Cosa pensereste di un Romano Prodi che accoglie con tutti gli onori un dittatore che dichiara cose tipo “gli USA sono come Al Qaeda” o “bisogna capire le ragioni del terrorismo”?

  22. Lorenzo io c’è l’ho con una purtroppo notevole parte di dipendenti pubblici, imbucati dai vari partiti, che rubano i nostri soldi al posto di lavorare (mentre un ragazzo della mia età un posto simile, probabilmente, nella vita non l’ avrà mai!).
    Questo grazie ad una politica partitocratica e a dei sindacati compiacenti.
    Ho parenti che lavorano nella pubblica amministrazione e si sono spesso scontrati, inascoltati, con un sistema fatto di menefreghisti e di assoluti fannulloni; insomma viene fuori che se ti lamenti del fatto che nessuno lavora sei a rischio emarginazione.
    Per fortuna però esistono alcuni uffici e alcuni dipendenti pubblici validi; peccato siano la minoranza a quanto mi risulta.
    Quanto al discorso sui politici, anche a me non piace vedere certe foto o leggere l’ennesimo scandalo italiano; il discorso torna sempre allo stesso punto: se, come dici tu, il buon esempio non arriva dall’alto (il premier, un presidente di regione, un direttore generale di un’asl, un dirigente strapagato) che si fa nel paese dei furbi?
    Va a finire che quella parte, purtroppo minoritaria, di persone oneste, paga per tutti.

  23.  —–Cosa pensereste di un Romano Prodi che accoglie con tutti gli onori un dittatore che dichiara cose tipo “gli USA sono come Al Qaeda” o “bisogna capire le ragioni del terrorismo”? LorenzoMan—
    Beh, io penserei, nell’ordine:
    1. Ah, ma allora Prodi non è quel “servo degli USA” come lo dipingono i suoi avversari politici!:-)
    2. La politica internazionale a volte ti costringe – come si dice dalle mie parti – a chiamare “zio” un maiale:-).
    3. Purtroppo i vicini non si possono scegliere. E nemmeno i loro legali rappresentanti.
    4.Se, in più, il vicino è il tuo principale fornitore di petrolio, gas e – purtroppo – clandestini provenienti da tutta l’Africa, forse è meglio non sbattere la porta in faccia al suo rappresentante, chiunque egli sia.

  24. Non basta Gabriele.
    Proprio per questo mi vien da ridere pensando che un socialista come Brunetta sia considerato il restauratore della P.A.
    Penso che l’unica cosa che ti tenga attaccato alla scrivania sia il lavoro, ma nessuno si preoccupa di considerare se e come la dirigenza si preoccupa di procacciarne ed equamente distribuirne.
    Per esperienza personale ho notato che tutti quelli che mi dicono che non faccio niente tutto il giorno (generalmente al posto di “niente” dicono “un cazzo”) e non sanno nemmeno di cosa mi occupo, sono persone che del lavoro pubblico invidiano ciò che schifano.
    Ne vorrebbero uno solo per poter non fare un … niente tutto il giorno.
    Mai ho sentito qualcuno dire:” ce lo avessi io lavorerei come un matto per dimostrare che si può cambiare”.
    Spero tu sia tra questi. Almeno uno ne avrei trovato.

  25. Io sono un ragazzo che davanti a sè, come tutti quelli della mia età, non ha grandi prospettive, purtroppo.
    Pensare ai tanti lavoratori della p.a. che, oltre ad avere un lavoro che permette loro di vivere con serenità e tranquillità, si permettono di “non fare un cazzo” mi fa schifo; io se avessi uno di quei lavori sì che lavorerei tutto il giorno.
    Non mi sentirei a posto con me stesso sapendo di starmene dietro ad una scrivania a grattarmi solo perchè nessuno può farmi nulla; mi sentirei di rubare qualcosa alla collettività.
    Ma forse io sono troppo idealista, però ci fosse qualche idealista in più in Italia (e nella p.a.).
    Chiudo dicendo che ci sono dei ragazzi che hanno fatto una scelta più che coraggiosa: hanno deciso di andarsene, lasciando un posto certo, perchè si sentivano mortificati da quel lavoro (lavoro-non lavoro).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.