La nostra visita al Santo Sepolcro

Siamo giunti al Santo Sepolcro seguendo la “Via Dolorosa“, meglio conosciuta come “Via Crucis”, attraverso le strade della città vecchia di Gerusalemme, ora appartenenti al quartiere musulmano.


Il primo incontro è stato con i cristiani etiopi, tenuti fuori dalla basilica e relegati ad un cortile molto degradato.

Arrivati alla piazza di fronte all’ingresso, si può facilmente notare il primo segnale della tensione e del fragile equilibrio (“Status Quo“) che regna tra le diverse comunità. Sulla facciata della basilica si trova una scala in legno risalente al ‘700, rimasta in quella posizione da oltre di 300 anni poiché nessuna comunità ha il diritto di accedere alla parte esterna della facciata e dunque nessuno si prende la briga di rimuoverla per non incorrere nell’ira degli altri “condomini”!

Un altro segno della insanabile divisione dei cristiani del Santo Sepolcro è rappresentata emblematicamente dalle chiavi di ingresso alla basilica: esse sono state affidate in esclusiva ad una famiglia musulmana e quindi “super partes” al fine di evitare discussioni sull’apertura e sulla chiusura del tempio.

Appena varcata la soglia di ingresso si entra in un ambiente tetro e quasi opprimente.
Salite le scale a destra dell’entrata, si arriva al Golgota, ovvero al luogo in cui Gesù di Nazareth fu crocifisso.
Si possono notare due cappelle arredate in modo diametralmente opposto: la cappella francescana è spartane, pulita ed ornata solamente con un affresco che rappresenta la Crocefissione (X e XI stazione della Via Crucis); la cappella del Calvario (XII stazione), al contrario, è riccamente adornata secondo la tradizione greco-ortodossa.

Scese le scale, si giunge fino alla “Pietra dell’Unzione” (XIII stazione) che rappresenta la deposizione di Gesù dalla croce e la preparazione del suo corpo per la tumulazione.

Proseguendo nel cammino si intravedono delle enormi colonne ed un fascio di luce proveniente dalla cupola ci indica l’Edicola del Santo Sepolcro che sovrasta le due stanze del Sepolcro di Gesù (XIV stazione) da dove Gesù risorse il giorno di Pasqua.

La fila per visitare il sepolcro dura almeno due ore, ma il guardiano ortodosso fa entrare delle persone a sua discrezione che, evidentemente, non sono tenute a rispettare la fila come la gente comune.

Dietro all’Edicola si trova una piccola cappella copta (cristiani egiziani) in cui si può toccare la pietra del sepolcro senza dover fare lunghe attese o senza dover elargire mance al guardiano del tempio principale.

Continuando la visita si scendono le scale sino alla cappella del “ritrovamento della croce”, in cui, secondo la tradizione, Sant’Elena avrebbe rinvenuto i resti della Vera Croce.

3 pensieri riguardo “La nostra visita al Santo Sepolcro”

  1. Dietro all’Edicola si trova una piccola cappella copta (cristiani egiziani) in cui si può toccare la pietra del sepolcro senza dover fare lunghe attese o senza dover elargire mance al guardiano del tempio principale….

    E per fortuna che Gesù i mercanti li scacciò dal tempio….
    Qui invece fanno affari nel suo Tempio…. 🙁

  2. Sono stato al Ssnto Sepolcro almeno tre volte, e non ho mai fatto alcuna file, nessuno mi ha chieto mance, non ne ho date, e non ho incontrato mercanti di alcun genere.
    Sono stato (Tre Volte!) fortunato?
    Enrico Costa

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