InCiampi

È qualche giorno che mi mordo le mani.
Perché polemizzare per l’articolo di Alberto Teloni su La Voce Misena del 30 giugno? Perché discutere sulla blasfemia e rispondere alle falsità sulle bestemmie e i finanziamenti di Radio Radicale, invece di farsi quattro risate leggendo La Voce Misena della settimana precedente?
Credevamo ci fosse un limite alla quantità di balle da sparare in un mese. Ci sbagliavamo.

Il 23 giugno il corsivista de La Voce Misena ci ha fatto sapere che Carlo Azeglio Ciampi non gli piace. Non va bene, il Presidente della Repubblica, per tre motivi:

1) Costa troppo.

«Qualunque cittadino di questa nostra Italia vivrebbe da signore con meno della metà di quello che prendono di stipendio ministri e sottosegretari, parlamentari di ambo le camere e, naturalmente, presidenza della repubblica».
E poi, quello sprecone di Ciampi, ha il maledetto vizio delle parate militari. Passi per quella del 2 giugno, «purtroppo [sic] tradizionale e non del tutto imputabile a lui», ma quella della marina militare «è tutta una sua invenzione»: tra dragamine, portaerei e motoscafo presidenziale, nel golfo di Napoli si bruciano vari milioni di euro in nafta, allestimenti e impegni. Dovrebbe, il presidente dalle mani bucate, prendere esempio dal Papa: niente trasferte, niente aerei (al più un piroscafo in terza classe), pochi allestimenti e impegni. D’altra parte, sembra chiedersi il commentatore, qual è l’utilità dell’istituto presidenziale? Eh già, qual è l’utilità delle cariche rappresentative? L’aporìa è evidente a tutti, tranne che a Padre Teloni.
Ma non importa, veniamoci incontro. Per limitare le spese, si potrebbero accorpare le cariche: allontaniamo Ciampi e nominiamo Benedetto XVI presidente della Repubblica italiana.

2) Non se la smette di fare proclami risorgimentali.

Ha proprio ragione, Teloni: non piace neppure a noi, quello scalmanato di Ciampi, a cavallo con la camicia rossa e il fazzoletto al collo. Come si permette, il capo dello Stato nato dal Risorgimento, invece di girare col santino di Pio IX e il Sillabo, di ricordare quellospregiudicato massone anticlericale di Cavour, che un giorno, dopo aver alzato il gomito, si mise in testa di fare l’Italia unita? Che ci troverà, poi, in quell’avventuriero giramondo di Garibaldi e in quell’altro nullafacente – come cavolo si chiamava… ah sì Mazzini – un gagà di quelli alla armiamoci e partite?

3) È andato a votare per i referendum sulla procreazione assistita.

«Già i referendum sono stati da soli una spesa enorme, ma se avessero ottenuto validità per un solo voto, e non importa la vittoria dei sì o dei no, la colpa del milione di euro rimborsata ad ogni comitato promotore, sarebbe stata proprio di Ciampi».

Non della legge elettorale o della gente che è andata a votare: no, di Ciampi. Come si permette il presidente della Repubblica, garante supremo della Costituzione, di tacere per tutta la campagna referendaria, di non profferire parola né per il voto né per l’astensione, né per il Sì né per il No, di non entrare nel dibattito politico? Avrebbe dovuto fare come Pera e Casini: dichiarare che non sarebbe andato a votare, difendendo e valorizzando la scelta astensionista. E chissà, magari anche iscriversi a “Scienza & Vita” e partecipare ad una puntata di “Porta a Porta”, seduto al fianco di Giuliano Ferrara.
E mica «importa la vittoria dei Sì o dei No». Quell’ingenuo di Ruini non aveva capito niente, si era sbagliato a dire che l’astensione era il modo più efficace di opporsi alla modifica della legge. Non avevano capito niente nemmeno quelli che predicavano l’astensione mirata, responsabile e ragionata. No no: non bisognava andare a votare a prescindere. Il 12 giugno fa troppo caldo, meglio andare al mare.
Diciamo la verità, la democrazia costa. «Sappiamo a chi costa. Ma chi intasca?» si chiede l’anima candida. In caso di raggiungimento del quorum, un milione di euro se lo sarebbero intascato di sicuro, come rimborso, quelle sanguisughe dei comitati promotori.
Un milione, mica un miliardo di euro che s’è beccata nel 2004 la Chiesa cattolica dallo Stato con l’otto per mille…

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