Girolamo Simoncelli: dopo 100 anni siamo daccapo

Non sono uno storico professionista, ma solo un appassionato di storia locale. Pur essendo molto restio a farmi avanti (anche perché so di essere un passionale), non riesco a trattenermi di fronte a certe esternazioni ed alla convinzione di qualcuno di ritenersi depositario della verità.

Tra i tanti fatti legati al nostro territorio non mancano certo episodi legati al periodo risorgimentale, in particolare gli eventi che riguardano il nostro “grande pontefice Pio IX“. Credo che molto di quanto è stato scritto su questo periodo vada di nuovo studiato, soprattutto approfondito in senso critico, e forse molti testi dovranno anche essere riscritti.

Circa il nostro concittadino Girolamo Simoncelli sembra che all’incirca ogni 50 anni si ritenga opportuno rinfrescarne la memoria, con la convinzione che i senigalliesi non ne sappiano abbastanza. Ora, a 150 anni da quei fatti, uno storico, non certo super partes, pubblica alcuni testi. Mi riferisco a quanto leggo nella biografia apparsa su Wikipedia, ed anche alla conferenza al Centro Cooperativo Mazziniano, ed al relativo podcast pubblicato su questo sito, con il titolo: ” Quel processo fu un’autentica farsa”.

Certo commenti più puntuali li riserverò, se ce ne sarà l’opportunità, quando la pubblicazione preannunciata, che sta per uscire, sarà effettivamente disponibile in libreria. Da parte mia credevo però che fosse stato esauriente Bonopera, con le sue pubblicazioni, ai primi del 900: vere e proprie menzogne, peraltro da tempo già confutate a dovere. Purtroppo ci risiamo. Ritengo quindi che oggi sia sufficiente riproporre alcune delle risposte già pubblicate a quel tempo da gente certamente più autorevole e preparata di un semplice appassionato di vicende storiche.

Ringrazio Popinga che ospita, qui di seguito, due scritti d’epoca (1912). Questi vanno senz’altro letti per comprendere il processo ed esprimere giudizi su di esso. Il giudizio, ovviamente celebrato con le regole allora vigenti, non fu affatto “un’autentica farsa”.

9 pensieri riguardo “Girolamo Simoncelli: dopo 100 anni siamo daccapo”

  1. Pingback: Popinga
  2. Ritengo opportuno rispondere a Neoguelfo (nomen omen) che, da una parte, pubblica noti documenti di parte – cioé quelli su cui la storiografia cattolica locale ha costruito le proprie interpretazioni: per chi non lo sapesse gli autori di questi documenti sono l’eccesiastico A. Leanza e l’esponente (poi deputato) cattolico E. Soderini, biografo di papi e rampollo di una nobile famiglia romana devotissima al papa-re – e, dall’altra, se la prende con il fatto secondo cui ogni mezzo secolo viene ricordato a Senigallia Girolamo Simoncelli.
    Lo storico non è un giudice che assolve e condanna, ma uno studioso critico di fonti e documenti, un intellettuale che narra ed interpreta i fatti e tutto ciò che ruota attorno ad essi.
    Non vedo perché la vicenda Simoncelli debba rimanere confinata a banale contrapposizione ideologica e partigiana, quando in realtà essa è in primis una vicenda storica (obliata però dagli storici).
    I tempi delle dispute stagnanti o autoreferenziali sono tramontati da un pezzo.
    Oggi è sempre più necessario ricostruire la memoria di una collettività come la nostra, così ricca di tradizioni politiche e civili.
    Simoncelli e Pio IX appartengono entrambi alla storia – con una differenza: le biografie del Mastai abbondano, mentre del patriota avremo la prima tra qualche giorno in libreria – e sul Risorgimento senigalliese è giunta l’ora di operare con spirito di serena ricostruzione – concordo in pieno con l’intervento di A. Baldelli – lasciando da parte la dimensione dello scontro e del rancore.
    Quanto poi al fatto che io non sarei uno storico “super partes”, consiglio all’amico Neoguelfo prima di leggersi il libro su Simoncelli, poi di dare un’occhiata alla mia produzione storiografica (che, tra l’altro, ha sempre dedicato un’attenzione particolare alla storia del movimento cattolico: basta cliccare su google le mie generalità o andare su http://www.unimc.it/ Facoltà di Lettere/personale) e, infine, di consultare un qualsiasi manuale di metodologia storica.
    Tra l’altro, scoprirà:
    1) che lo storico “super partes” non esiste perché ogni studioso porta nel suo lavoro le proprie idee e il proprio pensiero (politico, culturale, etc.);
    2) guai se non lo facesse: le ricostruzioni sarebbero tutte piatte e omologate e verrebbe meno quella dimensione critica che nel nostro paese già latita in non pochi settori;
    3) è invece richiesta allo storico l’onestà intellettuale ed un’applicazione sul lavoro indefessa (con rigoroso controllo delle fonti e reperimento di nuove), laica, cioé avulsa da pregiudizi e ingerenze di ogni tipo, e scientifica, tale cioé da rispettare i principi e le norme deontologiche; lo storico punta all’accertamento di ciò che è accaduto, ma non rivela alcuna presunzione di verità e sa bene che la memoria collettiva (insieme di ricordi, narrazioni e rappresentazioni del passato condivisi da una comunità) non è storia, ma uno degli oggetti più interessanti della ricerca storica;
    4) che il fascino della storia consiste nel fatto di essere continuamente riscritta; pertanto sarò ben felice di salutare in futuro nuovi studi sull’argomento che siano in grado di contrastare o ridimensionare il mio (anche dalla prima all’ultima pagina), purché fondati su documenti e interpretazioni nuove (e non su documenti fritti e rifritti, come quelli riportati da Neoguelfo e già usati da Monti Guarnieri, Grossi, Polverari e tanti altri).
    Rivolgo poi a Neoguelfo una domanda: come mai i documenti su cui si basa la mia ricerca, conservati presso l’Archivio Storico Comunale di Senigallia (e che ognuno può visionare), non sono stati utilizzati in precedenza dagli studiosi cattolici locali? Dimenticanza? Mancanza di professionalità? Omissione? O che altro?
    Ognuno ha il diritto di dire la Sua, ma la Storia è una disciplina seria nonché una fondamentale forma di conoscenza.
    E in quanto tale merita, da parte di ognuno, maggior rispetto.
    Marco Severini

  3. Nomen omen, diceva Cesare Marchi: “Il nome è un auspicio”. Anche se da parte di Severini l’espressione non è certo data in senso positivo, per me va bene lo stesso, anzi forse meglio.

    E’ mai venuto in mente al nostro storico, che cosa sarebbe potuto essere l’Italia se quel Neo Guelfismo si fosse realizzato? Se quei moderati avessero potuto attuarlo? Se con la morte di Pellegrino Rossi non fossero stati messi a tacere? I se … ed i ma … sono, si dice a Senigallia, “il paradiso dei c….” è vero, ma non ci sarebbe stata la Repubblica Romana con tutti i guai che ha combinato (anche se ha fatto capire cosa sarebbe stata l’Italia se quella esperienza si fosse allargata a tutto il paese). Altro che ispirare la costituzione della nostra Repubblica. Non ci sarebbe stata la mania delle colonie, la prima guerra mondiale, almeno per noi, e nemmeno la seconda, intercalate dal fascismo. Non mi sembra poco.

    Fantapolitica? Può darsi.

    Il mio super partes non è stato interpretato nel senso che mi ero preposto ” ma colpa mia”. Per me lo storico dovrebbe “raccontare” la storia nella sua interezza ed imparzialità. Mi si dirà che questo può avvenire solo dopo quel lasso di tempo sufficiente a rendere sereno ogni giudizio.

    Come sarebbe più giusto dire: “Il Risorgimento ha fatto dell’Italia una Nazione, Il Cavour e Vittorio Emanuele II, sono padri della Patria. Garibaldi fu un fulgido Eroe” e poter invece scrivere che il primo lo ha fatto più per motivi espansionistici più che per “Amor di patria (quale patria se alla Corte di Torino si parlava francese?), il secondo soprattutto per motivi anticattolici istigato dai calvinisti e da massoni inglesi ed americani. Garibaldi fu soprattutto un avventuriero che in quel momento è stato il cacio sui maccheroni. Poi fu buttato via, perché aveva preso di rancido.

    Veniamo al Simoncelli; quanto finora è stato scritto dalla parte, chiamiamola ufficiale, è assolutamente in antitesi rispetto a quanto scritto da parte cattolica. Però quanto scritto dai vari Bonopera, Podrecca, è tuttora considerata verità storica, mentre quanto scritto da parte cattolica è minimizzato o addirittura deriso in quanto opera di “prelati” o “parlamentari cattolici”. Come se questi non avessero occhi per vedere o orecchi per sentire. Tutto quanto scritto dai vari Paolo Mencacci nella sua “Storia della Rivoluzione Italiana” ; da Luigi Baso, “l’anonimo” di Fatti atroci dello spirito demagogico”, era per lo meno contemporaneo, e per di più corredato da una documentazione ponderosa dei fatti. Unico difetto “cattolico” il primo e “chierico” il secondo. Per fortuna, che non è l’abito a fare il monaco.

    Ora attendo con ansia di leggere il libro, con tutte le grandi novità.

  4. Beh, come sarebbe stata l’Italia con il progetto dei neo-guelfi?
    Magari una bella repubblica teocratica come il moderno Iran.
    Ratzinger come l’Ayatollah Khomeini, con la polizia morale in giro per le strade e la Bibbia come unica fonte del diritto!
    Praticamente un incubo.

  5. E’ mai venuto in mente al nostro storico, che cosa sarebbe potuto essere l’Italia se quel Neo Guelfismo si fosse realizzato?

    ….mio dio, per fortuna non si è realizzato….

  6. Alla faccia del “superpartitismo”.
    Neoguelfo cita fra gli storici cattolici, che si sono occupati del nostro Risorgimento, Paolo Mencacci (probabilmente il suo preferito). E lo cita, evidentemente, per indicarci uno storico imparziale, dal momento che Severini (e quelli che la pensano come lui) sarebbe “in odore” di partigianeria.
    Poiche’ immagino che non tutti conoscano il pensiero del Mencacci, mi permetto di riportare la presentazione che lo storico cattolico fa ai Lettori, di se stesso: “Cattolico e monarchico, per convinzione e per affetto, scrivo per dar gloria a Dio e per rendere testimonianza alla verità in mezzo al presente trionfo della menzogna. Romano, gemo per la ruina di Roma cristiana, scopo supremo della rivoluzione. Italiano, arrossisco che l’unità d’Italia sia il frutto di tanti delitti. Raccolgo memorie e lo faccio, per quanto è possibile, colla calma del filosofo cristiano, che con documenti alla mano presenta ai posteri il mostro più orrendo, che uscisse dalle mani dei figli degli uomini a’ danni dei figliuoli di Dio. Nei sette anni di assiduo lavoro che v’impiegai spesse volte credetti sognare, tanto sembravanmi incredibili le cose ch’ero costretto a registrare! L’uomo onesto, che mi leggerà, qualunque sia il culto che professi, qualunque lo spirito che lo animi, renderà omaggio alla palpabile verità dei fatti che gli pongo dinnanzi, e forse benedirà l’opera mia, dando così un compenso in questo misero mondo a chi consacrò intera la sua esistenza in difesa della causa dell’Altare e del Trono.”
    Quanto ai “documenti alla mano” che avrebbero suggerito al Mengaggi la sua monumentale “Storia della Rivoluzione Italiana”, rimando alla lettura della stessa per la verifica della loro imparzialita’ ed efficacia.
    Per chi fosse invece interessato a leggere le stesse cose, ma in formato ridotto, inviterei a leggere un altro “storico” (pardon un’altra “storica”) imparziale (sic): l’ Angela Pellicciari de “L’altro Risorgimento”,
    che ha seguito, pari pari, le orme e le righe del suo predecessore.
    Quanto al neoguelfismo, credo che GASPA abbia gia’ detto tutto.
    Giancarlo Parma

  7. Complimenti Gaspa, sei molto più sensibile di Neoguelfo. Se nessuno difende più la laicità dello Stato, c’è poco da sperare sul futuro. Dietro ogni angolo si nasconde un ottuso neoguelfismo che prova ancora a portare indietro l’orologio della storia.

  8. Tal Neoguelfo ha una concezione particolare della storia: deve essere quella che desidera lui! Quindi il Risorgimento non è stato altro che il solito complotto giudaico-massonico e Giuseppe Mazzini da Genova un bandito. Molto singolare, solo che la storia si basa sullo studio delle fonti, dei documenti. Un grazie al Prof. Marco Severini per il suo encomiabile lavoro.

  9. Complimenti da Rimini a Popinga. Anche noi eravamo nello Stato della Chiesa e trovandomi a navigar per i vostri lidi, mi sento in dovere di comunicare.
    Lo faccio perchè anche nella mia città ci sono tanti neoguelfi, in particolare quelli che alimentano il Meeting per l’amicizia tra i Popoli di CL che in varie occasioni hanno dato spazio e credito alle rivisitazioni di parte come quella di neoguelfo e addirittura non meglio identificati riminesi che proprio a Pio IX hanno dedicato una targa su sfondo papalino (bianco e giallo con le chiavi del regno) nella centrale piazza della città.
    Ora fermo restando che ognuno può dire quello che vuole
    credo doveroso segnalare che il neoguelfismo è portatore di privilegi e cattiva amministrazione.
    Allora vorrei solo far notare a Neoguelfo, che il sottoscritto è uno dei 120.000 docenti precari della scuola della Repubblica Italiana, e che per l’insegnamento di Tecnologia alle medie riveste questo ruolo dal 1994. Ho visto negli ultimi tre anni entrare di ruolo 15.000 insegnanti di religione cattolica grazie ai provvedimenti assunti per la scuola dal governo Berlusconi prima e da quello Prodi poi. Questi “colleghi” sono dei privilegiati, poichè l’unico requisito richiesto per la loro assunzione non era come per me e gli altri 120.000 l’abilitazione o il successo al concorso, bensì la comunicazione del vescovo della propria provincia ove lo stesso aveva svolto (senza controlli di qualità alcuna) corsi diocesani per futuri insegnanti di religione. Ho verificato essere vigenti e assurde le norme secondo le quali questi 15.000 “arruolati” nella scuola della Repubblica Italiana, avrebbero l’opportunità potenziale dopo 5 (dicasi cinque!!!) anni di onorato servizio di passare ad altro insegnamento scavalcando chiunque in quella graduatoria, purchè naturalmente il Vescovo li liberi dall’incombenza per la quale verrebbero sostituiti da un altro insegnante “diocesano”.
    Ho visto in questi ultimi tre anni nelle diverse scuole medie dove ho prestato servizio a tempo determinato, che molti ragazzini si sono trovati senza un insegnante stabile di lingua straniera, di matematica, di italiano ecc.
    Ho un caro parente di soli 55 anni affetto da poco tempo da malattia degenerativa e progeressiva. Essendo egli poco incline alla rassegnazione di stampo cattolico rispetto alle volontà divine, ha cercato su siti americani e di altri paesi notizie e potenziali ricette al proprio problema. Le ha trovate, in anteprima a professori universitari e clinici, segnalando che la ricetta non guariva ma bloccava la degenerazione. Chi ha pubblicato tale protocollo terapeutico non erano americani, ma italiani costretti ad espatriare per fare ricerca svincolata dai dogmi della cultura cattolica imperante in Italia. Sono di Pisa, ma come in passato per gli ebrei e i dissidenti politici nonchè come tanti cervelli, se hanno voluo poter operare liberamente son dovuti espatriare.
    Avrei altri ed alti esempi di contemporaneità del neoguelfismo di cui si sta rammollendo sempre più la maggior parte degli italiani, ma essendo questo solo un post mi fermo qua.
    Ora è proprio vero che la storia non si fa con i ma e con i se, ma con i fatti. Beh, volevo solo dire che siamo in pieno neoguelfismo e che c’è ben poco da astrologare…il regno dei Cieli è già in mezzo a noi…
    Ringrazio solo per una cosa l’attule Repubblica Italiana, che oltre a queste usanze cattoliche di malgoverno non ha lasciato al papa il cosiddetto diritto criminale, per il quale spettava al pontefice l’ultima parola, sentito il vescovo, circa la vita o la morte degli ecclesiastici “criminali”. Non conosco i dettagli della vicenda Simoncelli, ma ho le prove che il Padre barnabita Ugo Bassi che ben prima di Pio IX officiò riti e culti speciali alla Madonna, venne dallo stesso condannato con l’ulima parola proprio dal sant’uomo di Senigallia solo per aver appoggiato la Repubblica Romana come tanti altri preti senza mai imbracciare le armi.
    La ringrazio quindi perchè mi lascia ben sperare circa la possibilità per tanti maleinformati pastori di spretarsi e andare a Senigallia per ricordare tra 50 anni il martire Simoncelli.

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