Conversazioni al Museo Anselmi: la serata del 25 agosto


Ampelio Bucci

Anche l’appuntamento del 25 agosto è stata una serata d’eccellenza per il Museo di Storia della Mezzadria a Senigallia.

Il professor Renzo Paci, con la consueta maestria professionale, sempre con un linguaggio dotto, ma allo stesso tempo comprensibile per tutti, ha condotto i molti ospiti presenti in un “viaggio ideale” attraverso i secoli, nel mondo della nostra agricoltura. Inquadrando lo scorrere del tempo attraverso puntuali riferimenti, lo storico marchigiano ha delineato la ricca e composita esperienza del mezzadro che per secoli ha tratto quanto necessario al sostentamento della famiglia dal fondo agricolo, grazie ad un sapiente, continuo ed articolato lavoro, che veniva svolto con grande razionalità da ognuno dei componenti della famiglia.

La serata è stata aperta, da brevi parole di saluto e spiegazione, dalla direttrice del Museo, professoressa Ada Antonietti. All’ingegner Remo Morpurgo, che presiede l’associazione museale composta da volontari, è spettato il compito di introdurre l’autore della seconda comunicazione della serata.

Dalla mezzadria all’impresa agricola post-moderna” è stato successivamente il tema svolto dal prof. Ampelio Bucci, docente allo IULM di Milano, nonché titolare della omonima fattoria, che si sviluppa per circa 400 ettari nella media valle del Misa. Secondo la tradizione di queste serate sono stati i “Fratelli Bucci” di Ostra Vetere che hanno poi offerto l’aperitivo di chiusura, dove si poteva gustare un bianco ed un rosso d’eccellenza, prodotti nella cantina aziendale.

Non è di questi prodotti che voglio scrivere; non saprei farlo. Per la verità non li ho nemmeno assaggiati in quanto sono uscito subito dopo la conclusione delle relazioni. Se fossi restato sul posto avrei cercato l’occasione per conoscere il relatore, ancor prima dei vini. In quel momento era forte in me l’istinto di controbattere un paio delle affermazioni, ascoltate poco prima e che non mi avevano trovato assolutamente d’accordo.

Le cito di seguito: la prima è quella relativa alle “colpe dell’industria” per quanto attiene il degrado qualitativo ed ambientale che ha subito la nostra agricoltura, nel corso del ‘900. Tema questo su cui si può certo discutere, anche con tesi contrapposte, ma il relatore – e lo ha sottolineato ripetutamente – m’è sembrato presentare una sola opinione. Nei fatti m’è apparso un vero scarico di responsabilità per tutti gli agricoltori che a dire del Bucci erano stati di fatto plagiati dalle spinte di corposi e subdoli interessi industriali! Anche attingendo alla sola mia esperienza e memoria personale ricordo benissimo come fossero gli agricoltori stessi, proprietari nonché mezzadri, a chiedere sempre più macchine e poi sempre maggior potenza per le stesse. Per non dire dei fertilizzanti che dovevano anche essere a buon mercato ed infine dei fitofarmaci cui si chiedeva la massima efficacia con il minimo costo. Tutto ciò nasceva dal tentativo, che ora ben comprendiamo quanto fosse disperato, di restare a galla nel mercato, di essere competitivi, di ridurre la fatica in generale e l’impiego della manodopera sempre più costosa e meno qualificata. Si tentava di rincorrere una economia che si evolveva rapidamente, precorrendo quella globalizzazione che oggi ci porta in tavola vino cileno o australiano, sempre più spesso di qualità, a prezzi davvero concorrenziali o che vede lo stesso professor Bucci rammaricarsi per il minor costo (o miglior reddito?) della coltivazione della barbabietola da zucchero, addirittura in Germania.

Il secondo punto, oggetto di una durissima critica da parte del relatore, ha suscitato in me una ancor più netta disapprovazione. Anzi sicuro disappunto. Ciò discende dalla improvvida spiegazione data – a seguito di una domanda del pubblico – circa i rischi e le ipoteche che sopraggiungerebbero con l’avvento degli OGM. Certo si può essere legittimamente perplessi di fronte ad una novità che non si conosce, ma quando si fornisce anche una motivazione sugli stessi OGM, spiegazione che non ha elementi tecnici attendibili, anzi per la verità è gravemente inesatta, viene di colpo a cadere la credibilità del relatore. Ciò accade anche per altre valutazioni che si accetterebbero per buone, non avendo la competenza sufficiente a valutare tutti gli aspetti che sono stati oggetto della comunicazione.

Che cosa ha detto Bucci? Gli OGM sono una trappola sottile, guarda caso sempre ordita dall’industria a danno dei buoni contadini!, in quanto metterebbero gli agricoltori in condizioni di assoluta dipendenza. Infatti li costringerebbero ad acquistare ad ogni semina, ad ogni reimpianto, il prodotto alla fonte. Ecco provato che così si ricadrebbe sotto il ricatto, il profitto, la dominazione dell’oscuro potere industriale. No davvero, professor Bucci. Si può essere benissimo contrari agli OGM, ma senza portare motivazioni come quelle da Lei addotte. Si ha infatti l’impressione che nella Sua esposizione ci sia stata una confusione tra le modifiche introdotte nel DNA, con operazioni di ingegneria genetica, rispetto all’antichissima, supercollaudata e onnipresente metodica dell’ibridazione. Questa si che richiede l’acquisto delle sementi se non si hanno a disposizione i “genitori “ per la riproduzione e quindi la possibilità di incrociare i gameti per ottenere, nella cosiddetta F1, l’interessante ed utile effetto della eterosi degli ibridi.

Per amore di verità spero che questa precisazione sia raccolta senza nessuna coda polemica. Magari, professore, troveremo l’occasione per puntualizzare l’argomento con un brindisi a fianco di una delle botti più curate della Sua cantina. Non ho dubbi che ci sia un vino di qualità sempre pronto alla bisogna.

Su questo link il programma completo di «UOMINI E PAESAGGI, incontri di approfondimento sulla storia, sulle tradizioni contadine, sulla coltivazione della vite, sul paesaggio della regione Marche».

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