Il Comune attua (tardivamente)

Il Comune di Senigallia ha appena emanato il seguente comunicato stampa:

Disponibile la situazione patrimoniale di consiglieri e assessori

Presso l’Ufficio Attività Istituzionali dei Servizi Generali del Comune di Senigallia è ufficialmente disponibile un bollettino del Comune di Senigallia dove è stato depositato, per la consultazione dei cittadini interessati, il dato riguardante la pubblicità della situazione patrimoniale (reddito imponibile) dei consiglieri comunali.

Il deposito da parte del Comune di tale documentazione non rappresenta comunque, come alcuni hanno affermato in questi giorni, una tardiva applicazione del Regolamento comunale per la pubblicità della situazione patrimoniale dei Consiglieri Comunali (approvato con deliberazione C.C. n° 95 del 26.4.1994). Questo in quanto le disposizioni del regolamento in oggetto, per quanto riguarda le modalità di pubblicizzazione dei dati patrimoniali, sono oggi non solo chiaramente in contrasto con la successiva normativa in tema di privacy, ma risultano anche non in armonia con l’altro regolamento comunale, anche questo successivo, sul funzionamento del Consiglio e delle Commissioni, strumento quest’ultimo fondamentale nella disciplina di diritti e doveri dei componenti dell’organo consiliare.

La pubblicazione del dato patrimoniale rappresenta piuttosto l’ennesima applicazione del generale principio di trasparenza dell’attività amministrativa, in attuazione del quale l’Amministrazione ha voluto persino ampliare gli effetti della pubblicizzazione delle situazioni patrimoniali, ricomprendendovi anche quelle degli assessori nominati.

Dunque, se ben intendo le parole dell’Amministrazione, la decisione di pubblicare i redditi degli amministratori non è venuta dal Regolamento del 1994 sulla cui applicazione (anche parziale) Scaloni ha insistito, bensì per un’iniziativa dell’Amministrazione che così attua “l’ennesima applicazione del generale principio di trasparenza dell’attività amministrativa”.

La frittata è ribaltata, il pranzo è servito.

A questo comunicato occorre rispondere per lo meno dicendo che qualora il Regolamento del 1994 avesse visto delle parti menomate dalla successiva legislazione (ma ancora attendo una precisa dimostrazione di questo, che citi esattamente quali articoli sarebbero “oscurati” da quali leggi), allora resta valido comunque per la restante parte; ed è questa parte, restata valida in tutti questi anni, che è stata tardivamente applicata. Ma questo non viene detto, probabilmente per non dovermi dare ragione.

12 pensieri riguardo “Il Comune attua (tardivamente)”

  1. Un detto : la ragiòn quand c’ l’ho, è mia,
    ma è quand nun c’ l’ho che la vòi !
    Il Comune l’ha applicato.
    Bucaniere

  2. Entro con ritardo nel dibattito perche’, fatti salvi la giusta soddisfazione ed i complimenti per aver ottenuto dall’amministrazione il rispetto di un impegno preso, la questione in qualche modo continua a non essermi chiara.
    Sono d’accordo sulla massima pubblicita’ all’attivita’ parlamentare degli eletti (ad iniziative come http://parlamento.openpolis.it/, ad esempio) ed al controllo piu’ minuzioso sui fondi ricevuti dallo stato e dai privati e sulla gestione degli stessi.
    Sono contrario a qualsiasi azione che ne invada l’ambito personale come il narcotest, le polemiche pubbliche ed i dibattiti in sede istituzionale sui comportamenti privati: abitudini sessuali ma anche con chi vanno a cena, con chi a caccia e con chi altri facciano merenda.
    Ma continuo a chiedermi in quale dei due versanti debba mettere l’analisi della situazione patrimoniale.
    Non si tratta, a quel che ne so, di un aspetto pubblico e pubblicato della vita di un cittadino, e dunque non e’ semplicemente questione di dare evidenza a dati comunque disponibili a tutti. Richiederli, estrarli e renderli noti significa esporre gli eletti a doveri aggiuntivi rispetto al resto della popolazione.
    Ed a me piace pensare che sia lo scioglimento piuttosto che il sovraccarico dei doveri nei confronti dello stato da parte di un individuo, la freccia che debba indicare il lento e non lineare progresso verso il miglioramento della vita civile.
    Come vedete tralascio ogni considerazione sull’uso dei dati e sul giudizio degli stili di vita piuttosto che delle capacita’ legislative e di governo, perche’ sebbene mi auguri che non siano mai richieste a nessuno condotte esemplari (e nemmeno leggi e pene) rispetto il diritto di ognuno, in cabina elettorale, a farsi guidare da qualsiasi tiramento gli passi.
    Quindi chiedo a Marco, agli altri collaboratori di Popinga ed al numeroso ed appassionato pubblico, di aiutarmi a sciogliere il dilemma.

  3. Dal Corriere adriatico ho notato che manca il reddito di Mangialardi; si trattta di una svista o non ha provveduto ad adempiere?

  4. Perfetto, grazie. Pensavo di trovarlo tra i consiglieri dato che era stato eletto come consigliere, mi pare di ricordare.
    L’importante è che ci siano tutti, finalmente.
    Molto interessante, comunque, la lettura dei dati.

  5. Una questione che andrebbe ora affrontata riguarda, appunto, la fonte da cui sono stati ricavati i dati.
    Se il riferimento è alla situazione reddituale, allora un semplice 740 va bene.
    Se invece la situazione riguarda l’intero patrimonio, forse sarebbe necessario qualcosa in più, ma avremmo bisogno dell’ausilio di un commercialista o di un ragioniere per sciogliere questi dubbi.
    A titolo esemplificativo, all’università viene spesso richiesto, vuoi per richiedere le borse di studio, vuoi per il pagamento delle tasse, il modello ISEE (indicatore della situazione economica equivalente), nel quale si dichiarano non solo i redditi da lavoro, ma anche quelli derivanti da altre poste, oltre ai conti correnti, ecc.
    Devo dire che, leggendo i dati, c’è almeno un caso che mi suona alquanto strano, ma non dico oltre perchè fino a prova contraria dobbiamo prendere per buone quelle dichiarazioni.
    Lascio all’immaginazione di ognuno capire a cosa mi sto riferendo e a chi mi sto riferendo.

  6. La situazione patrimoniale non è la situazione reddituale.
    Il patrimonio non è infatti il reddito.
    Il Comune con il suo comunicato confonde le acque, il Regolamento prevede infatti sia la comunicazione dei redditi che dei patrimoni (art.2).
    Bravo Marco, ma insisti su questa parte non attuata del Regolamento.
    Bucaniere

  7. Rispondo (in ritardo, sorry) a Luca. O meglio, ti dico cosa penso del merito della questione, anche se finora la mia è stata una lotta per la legalità, in primis. Ma non sfuggo alla domanda, anche perchè la trasparenza non va messa in secondo piano. Come ho già scritto, io vorrei l’Anagrafe Pubblica degli Eletti e Nominati. Questa benedetta delibera del 1994 è un primo passo, importante.

    Vengo alla questione che poni.

    Credo che sentire il bisogno di conoscere reddito e patrimonio dei politici significa che la fiducia nella classe dirigente è ai minimi. Insomma, non è un buon segno. A questo andrebbe messo rimedio. Che di sicuro non è fare a meno di questi strumenti di trasparenza. Che, per ora, li vorrei tenere, mi fanno sentire più tranquillo (anche se non basta).

    Dici, qual’è il confine tra privato e pubblico? Credo che questa separazione sia percepita e praticata in modo diverso a seconda della cultura di un popolo. Tu hai senz’altro più esperienza di me su queste eventuali differenze, e potrai parlarne. Credo che gli italiani diano troppa importanza alla sfera privata, personale, e poco a quella pubblica, comunitaria. Le tasse, la corruzione e il debito pubblico, la “monnezza”, la pulizia delle strade, un sacco di cose mi portano a trarre questa conclusione. Insomma, se vogliamo trovare una direzione in cui spostarci, secondo me in Italia la freccia dovrebbe andare nella direzione opposta a quella che tu auspichi.

    Faccio un esempio, e poi smetto. Io sono favorevole a pubblicare lo stato di ricchezza (o di povertà), insomma una sommaria indicazione dei redditi e dei patrimoni, di qualsiasi cittadino. Credo che questo porterebbe a meno evasione, perché l’evasore non rischierebbe solo la galera (di fatto impossibile, in Italia) ma a qualcosa di più probabile e fastidioso: la cattiva reputazione nei confronti dei propri concittadini, coinquilini, amici, colleghi.

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