Una lettera dagli USA

Guido Silvestri Un paio di giorni fa mi ha scritto un amico. E’ un medico, professore di patologia che lavora negli USA dove svolge ricerche ad altissimo livello sul virus dell’HIV. Più precisamente si trova a Philadelphia presso lUniversità della Pennsylvania. Si chiama Guido Silvestri ed è nato e cresciuto a Senigallia.
Guido ha espresso puntuali osservazioni, in pochissime righe, proprio su alcuni dei temi che sono stati, anche di recente, al centro del dibattito, qui su Popinga. Con il suo permesso (le ha definite soltato”ciance”) pubblico integralmente la mail sperando che sia utile e gradita la lettura e che possa suscitare un dibattito. (G.M.)

La politica di questi tempi mi deprime, in genere, perché la vedo gestita da gente che: non e’ competente; è intellettualmente debole; è disonesta ed arrogante (questo più in Italia che in America). Molto di questo è trasversale, e coinvolge sia la destra che la sinistra. Ed è francamente irritante vedere come certa gente che non ha altre qualità o titoli se non di militanza politica si trova a decidere su cose di cui non capisce nulla.

Ma almeno qui in America i politici sono tenuti abbastanza in scacco dalla società civile, mentre in Italia il problema è aggravato dal fatto che la mentalità da politicanti coinvolge anche i tecnici, in parte perché la politica si è espansa in territori che non le competono, in parte perché credo che questo atteggiamento sia nella natura degli Italiani. Come ti dicevo questo non accade in altri paesi. Io per esempio sto nel “summit committee” del governo americano, che decide le linee strategiche della ricerca sul vaccino per l’AIDS, e nel comitato del governo francese che distribuisce i fondi per la ricerca su HIV. Bene, in questi comitati – a differenza di simili comitati italiani – almeno i “tecnici” sono molto concentrati nel risolvere i problemi e non nel fare ammuina.

Quanto a Ferrara, di lui non discuto l’intelligenza, ma le idee. Io personalmente credo che il mondo sia – oggi più che mai – teatro di una battaglia di idee tra quelli che vogliono andare avanti col progresso (che per me significa sviluppo scientifico, tecnologico ed economico; opportunità per le nuove generazioni; miglioramento della qualità di vita; potenziamento delle infrastrutture; informatizzazione della burocrazia; armonizzazione dei rapporti tra istituzioni; e così via) e quelli che per un motivo o per un altro vedono la realtà in un ottica settaria/parrocchiale, secondo cui i valori della tradizione (soprattutto religiosa) sono la priorità assoluta; dove concetti di “appartenenza” come nazione, confessione, razza, sono vincolanti; dove le applicazioni della scienza a beneficio dell’umanità (siano esse ricerca sulle cellule staminali, clonazione, OGM, etc) sono viste come una minaccia, e via discorrendo.

In questo per me la battaglia per l’abolizione dell’aborto è tipicamente sbagliata. Garantito che l’aborto è una tragedia dal punto di vista umano, l’approccio giusto è pragmatico, non ideologico (e tantomeno religioso). Per non parlare poi dell’atteggiamento assolutamente CRIMINALE della Chiesa Cattolica verso la contraccezione, e dei risultati devastanti che questo atteggiamento porta in termini di AIDS, malattie infettive, problemi demografici e così via. Cosa ne pensa il buon Ferrara di questo? E soprattutto, cosa ne penserebbe Gesù Cristo se fosse vivo oggi?

Guido Silvestri

2 pensieri riguardo “Una lettera dagli USA”

  1. Tendenzialmente sono d’accordo con quanto scritto nel post, con un’avvertenza: son sempre stato e sempre sarò favorevole al progresso tecnico-scientifico che sia indirizzato ad un miglioramento della qualità della vità delle persone.
    Insomma sono favorevole ad una scienza al servizio delle persone e non all’idea che le persone debbano essere sempre e comunque al servizio della scienza.
    Perchè progresso non significa, almeno oggi, andare sempre più avanti, ma significa anche sapersi fermare in tempo.
    A mio avviso vengono mischiate tra loro tante questioni che andrebbero divise; l’opinione pubblica come i ricercatori devono individuare temi veramente importanti sui quali concentrarsi.
    Ad es. tanto per rendere l’idea di quello che dico, oggi si discute a volte di una cazzata enorme come la possibilità di vendere carne di animali clonati.
    Mi sembra che le discussioni in questo senso siano ridicole e superflue (chi mi spiega dove sta la convenienza nel comprare carne di un animale clonato??? quanto costa, 2 o 300 euro al kilo?)
    Discorso diverso è quando parliamo di clonazione, di cellule staminali ecc. finalizzate alla cura di malattie ad oggi incurabili.
    L’unica cosa buona che la politica e i politici possono fare in questi casi, secondo me, è lasciare libertà di coscienza ai loro rappresentanti e ai loro elettori (che in ultima istanza son comunque liberi…).

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