Otto Per Mille, ovvero il gioco delle tre carte

Non è tempo di dichiarazione dei redditi, ma stavolta voglio parlarvi dell’Otto Per Mille. M’è tornato in mente l’altro giorno, dopo aver letto su La Voce Misena nº 36 un trafiletto intitolato “Cavoli a merenda” (mai titolo fu più azzeccato).
Sono d’accordo col commentatore: chiediamoci che fine fanno i soldi dell’Otto Per Mille.
Ecco la risposta, direttamente dal Ministero delle Finanze.

Di seguito trovate le ripartizioni dell’Otto Per Mille ai vari soggetti coinvolti, e il dettaglio di come lo Stato e la Chiesa cattolica spendono i soldi.

Distribuzione totale 8 per mille (2004)

Totale distribuzione 8 per mille nel 2004

Distribuzione 8 per mille - chiese minori (2004)

Totale distribuzione 8 per mille nel 2004 (chiese minori)

Distribuzione 8 per mille alla Chiesa (2004) Distribuzione 8 per mille allo Stato (2004)

Distribuzione 8 per mille della Chiesa (sinistra) e dello Stato (destra)

Innanzitutto, sgombriamo il campo da un equivoco. Molti pensano che, non firmando il modulo nella dichiarazione dei redditi, la quota dell’OPM rimanga allo Stato. Falso: quei soldi sono distribuiti in proporzione alle scelte espresse da coloro che firmano.
Facciamo un esempio. Se su 100 contribuenti solo 10 firmano il modulo dell’OPM e, di questi, 9 danno il proprio OPM ad un certo soggetto, a quest’ultimo va il 90% delle scelte espresse ma anche il 90% delle scelte non espresse. Insomma, essendo stato scelto da appena il 9% dei contribuenti, quel soggetto si becca il 90% dei soldi.
Così, nel 2000 meno del 40% dei contribuenti ha firmato il modulo, dichiarando esplicitamente di voler destinare quei soldi ad uno tra i sette soggetti in lizza. Di questi contribuenti, l’87% ha scelto la Chiesa cattolica. Risultato: essendo stata preferita esplicitamente da neppure il 35% dei contribuenti, alla Chiesa è andato l’87% della torta dell’OPM.

Dovete anche sapere che con la Finanziaria 2004 lo Stato si è decurtato la sua quota OPM di 80 milioni di € all’anno. I soldi sono stati usati in parte per il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, in parte per finanziare le missioni militari all’estero (Albania, Iraq). Dei circa 20 milioni di € rimasti dopo il taglio, lo Stato destina il 45% alla conservazione di beni culturali legati al culto cattolico.

Va da sé che Chiesa cattolica e Stato fanno la parte del leone nella spartizione, e agli altri lasciano le briciole: le comunità ebraiche e le quattro confessioni cristiane minori, messe insieme, non arrivano al 2%. Tra esse, le Assemblee di Dio in Italia e la Chiesa valdese (fino al 2004) non accettano le quote inespresse e si limitano a prendere quelle esplicitamente assegnate loro dai contribuenti.

A questo punto, alcune osservazioni.

  1. L’OPM, per com’è stato concepito dopo il Concordato del 1984, altro non è che un sistema di finanziamento pubblico della Chiesa cattolica da parte dello Stato italiano (non a caso la legge in origine non contemplava le altre confessioni religiose), ipocritamente spacciato per autofinanziamento basato sulla scelta volontaria o esempio di democrazia fiscale.
    Nessuno destina davvero i propri soldi: partecipiamo tutti ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono ripartiti i fondi. Non volete rispondere al sondaggio? Volete “astenervi”? Non v’interessa dar soldi ad alcuna confessione religiosa? Avete il braccio ingessato e non potete firmare il modulo? La penna non funziona? Chissenefrega, tanto anche il vostro OPM va nel calderone e viene ripartito. Alla faccia vostra. Bell’esempio di rispetto delle scelte individuali. Quando fa comodo a lorsignori, astenersi è giusto e nobile; quando non fa comodo, allora vale il principio che le minoranze che si esprimono decidono per tutti.
    E badate bene: questo gioco delle tre carte è scritto in una legge, una delle tante leggi ammazza-diritto a cui siamo abituati in Italia.
  2. Contrariamente a quanto scritto da La Voce Misena, nessuno – sui giornali, in televisione, su internet, a livello locale o nazionale – ha mai sostenuto che «l’otto per mille alla Chiesa cattolica serve per finanziare le spedizioni militari all’estero». Alle missioni militari all’estero, semmai, è destinata una parte di quegli 80 milioni di € che lo Stato taglia dal proprio OPM.
  3. Il giornale si chiede «dove finiscano i soldi dell’OPM destinati allo Stato». È presto detto: 80 milioni di € vengono dirottati verso altri scopi, in barba alla legge. In questo modo uno dei soggetti in gioco (lo Stato) boicotta lo stesso meccanismo che ha contribuito a mettere in piedi, prendendo per i fondelli tutti i contribuenti. Di quel che rimane, destina quasi la metà alla conservazione dei beni culturali legati al culto cattolico. Scelta legittima, per carità (i nostri beni culturali hanno perlopiù carattere religioso), ma assai discutibile, visto che quei soldi arrivano da contribuenti che deliberatamente hanno preferito lo Stato alle confessioni religiose. Magari si poteva trovare un’altra voce di spesa per questo finanziamento…
  4. Il giornale si chiede anche «dove finiscano i soldi che allo Stato vengono fatti amministrare dalle due più piccole comunità protestanti che, non avendo in Italia le strutture adeguate, gli fanno amministrare quanto viene loro assegnato dai rispettivi fedeli».
    E qui mi par di vedere quel pugile che era convinto di darle e invece le buscò. Sì, perché è riuscito ad infilare tre fesserie nella stessa frase.
    Prima fesseria: nessuno fa amministrare i soldi allo Stato. Le comunità ricevono le quote dell’OPM, le amministrano in proprio e pubblicano i rendiconti delle spese. Ci sono – questo sì – due piccole comunità (le Assemblee di Dio in Italia e i Valdesi) che rinunciano alle quote non espresse nelle dichiarazioni dei redditi. Ma non perché non hanno le strutture adeguate: semplicemente perché, anche se la legge lo consente, non ritengono moralmente corretto intascarsi i quattrini dei contribuenti che non hanno espressamente firmato per loro.
    Seconda fesseria: per com’è concepito l’OPM, nessuna comunità riceve i soldi dai rispettivi fedeli. Tranne per ADI e Valdesi, il finanziamento non ha nulla a che vedere con la volontarietà della scelta.
    La terza fesseria è la domanda in sé. La metà di ciò che resta allo Stato dopo il taglio di 80 milioni (inclusi i soldi rifiutati da ADI e Valdesi) va alla conservazione dei beni culturali della Chiesa cattolica. È possibile che La Voce Misena, organo della Curia, non lo sappia?
  5. Invece di far la morale agli altri e scrivere falsità sui quattro soldi che vanno alle comunità protestanti, bisognerebbe chiedersi un paio di cose.
    Primo: perché la Chiesa cattolica non segue l’esempio dei protestanti limitandosi ad accettare solo i 300 milioni di € delle quote espresse?
    Secondo: come spende la Chiesa cattolica il miliardo di € del proprio OPM? Finora la CEI ha presentato il rendiconto delle spese per “opere di carità”, che sono la parte più reclamizzata ma costituiscono appena il 19% del suo OPM. E il restante 81% che fine fa? Ad esempio, dietro i 92 milioni di € di non meglio precisate “iniziative di rilievo nazionale” si nasconde per caso qualche soldino per finanziare la campagna astensionista agli scorsi referendum? Domanda nient’affatto peregrina, che è anche materia di interrogazioni parlamentari.

«Limitiamoci a rendere a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio», dice qualcuno. Sono d’accordo, ma il problema è che ormai Cesare s’è messo a fare l’esattore per conto di Dio, e quelli che dicono di rappresentare Dio in terra s’intascano anche i soldi di Cesare.

18 pensieri riguardo “Otto Per Mille, ovvero il gioco delle tre carte”

  1. Non vedo il motivo di tanto

    Non vedo il motivo di tanto scandalo. Il meccanismo è lo stesso delle votazioni democratiche: se non partecipi alla votazione gli altri decidono per te ma il numero di seggi da assegnare rimane costante, anche se c’è un solo voto valido.

    Analogamente, se non firmi per l’OPM gli altri decidono per te ma il totale destinato è sempre quello, ripartito secondo la libera scelta di quanti hanno voluto partecipare.

    1. Perfetto. Pero’ non

      Perfetto. Pero’ non chiamiamo l’otto per mille un contributo volontario, ma semmai una tassazione con liberta’ di destinazione dei fondi.

      Inoltre il sano principio democratico, per cui chi sta a casa non conta, non vale per i referendum. Non ti sembra una anomalia?

    2. E chi l’ha detto? Qua si

      E chi l’ha detto?
      Qua si parla di tasse, mica di elezioni…
      Secondo me, dato che la scelta di destinazione è volontaria, chi non esprime la propria preferenza deve lasciare i soldi all’erario e non alle casse della Chiesa.
      Se io voglio dare i miei soldi alla mia chiesa (qualunque essa sia) lo faccio esplicitamente, altrimenti i soldi vanno allo stato, che in ultima analisi è l’entità che investe i soldi delle tasse per fare l’interesse di tutta la collettività.
      Il fatto che i soldi vadano alla Chiesa Cattolica è un evidente arbitrio; se poi questa li investe per fare locandine politiche (come nel caso dell’ultimo referendum), questo diventa un vero e proprio finanziamento illecito per un "partito politico".

      1. Non credo si tratti di Non credo si tratti di arbitrio. Si tratta di truffa, una schifosisissima truffa alla quale è impossibile sottrarsi. A meno di evadere il fisco e come suggerva il berlusca, evadere è spesso necessario.
        Come siamo ridotti.

    3. Io lo vedo e come lo scandalo Io lo vedo e come lo scandalo: si spaccia per libera scelta quello che in realtà è un percorso obbligato
      ma che diavolo c’entrano il proporzionale o il maggioritario in questo caso, se è lecito?
      l’articolo è molto chiaro e articolato

  2. Complimenti Andrea per la

    Complimenti Andrea per la puntigliosità dell’analisi.

    Non c’è da meravigliarsi di tutto ciò. L’influenza della Chiesa nella vita politica e sociale nello Stato italiano, anche se questo si professa laico, è sotto gli occhi di tutti.

    Anche sotto quelli di chi dovrebbe opporsi.

    1. Per fortuna! Per fortuna la Chiesa interviene nella vita politica e sociale. Oltre a essere un suo dovere è anche il garante di un vita davvero vivibile: se lascaissimo tutto nelle mani dei politici, degli esperti, di chi pensa sempre di saperne di più, e nelle mani degli uomini in generale saremmo già finiti da un pezzo!! GRAZIE alla Chiesa Cattolica e a Dio per averci dato una guida tanto preziosa!

  3. Andrea, il tuo articolo mi

    Andrea, il tuo articolo mi piace molto. Vorrei anche citarti una puntata molto istruttiva di Report al riguardo, andata in onda questo inverno.

    Secondo me, però, hai omesso un "piccolo" particolare. Nella fase di disegno, contrattazione e votazione delle leggi le coalizioni di interessi, le lobbies e altri gruppi di potere esercitano grandissime pressioni sui decisori. Maggiore il peso politico del gruppo di pressione, maggiori i pagamenti laterali che esso sarà in grado di fornire a "favore" ottenuto. (Gli intrecci Stato/Chiesa non mi stupiscono, soprattutto dopo più di 20 anni di Democrazia Cristiana, anche se questo non mi risparmia la mia buona dose di disgusto quotidiano.) E la mole di denaro che arriva alla Chiesa Cattolica in via indiretta è una manifestazione degli accordi presi a monte della legge. Chissà come mai ho il vago sospetto che le "opere di rilievo nazionale" sulle quali ti interroghi facciano proprio parte dei compensi collaterali che ho prima citato.

  4. Il parallelo fra il

    Il parallelo fra il meccanismo di ripartizione dell’8 per mille e le "elezioni democratiche" (ma con quale sistema elettorale?) mi pare decisamente singolare. Qui non si tratta di eleggere nessuno, ma di decidere (democraticamente) a chi destinare una quota del gettito complessivo dell’Irpef. In realtà, il meccanismo vigente è fatto apposta per avvantaggiare (anche in questo caso) la Chiesa cattolica, calpestando la volontà reale dei cittadini. Tanto più che il funzionamento di tale meccanismo perverso è ignoto alla quasi totalità degli italiani (non è un caso che in tv e sulla stampa nessuno, tranne rarissime eccezioni, ne parli…).

    Sapevate, poi, che esiste una Commissione paritetica Stato-Chiesa che dovrebbe rivedere periodicamente la percentuale in questione? Cosa che, ovviamente, non è mai stata fatta… Chissà perché? Per di più, il TAR Lazio ha deciso recentemente che gli atti di questa Commissione sono sottratti al diritto di accesso. Anche qui, è meglio che non si sappia nulla…

  5. A proposito di relazioni tra A proposito di relazioni tra stato e chiesa posso intervenire solo basandomi su quanto ho avuto modo di conoscere in prima persona. Ho fatto il servizio civile nella Caritas Diocesana e posso garantirti che le persone che hanno bisogno vengono raggiunte dall’aiuto economico fornito dalla Diocesi e quindi da parte dei soldi che provengono da contributi come 8×1000.

    1. Per una scelta laica

      Per una scelta laica, l’8×1000 alla ricerca scientifica
      La legge 20 maggio 1985 n. 222, che ha istituito l’8×1000, non consente di fare una scelta diversa dalle religioni e dallo Stato. Per questa limitazione, circa 22 milioni di contribuenti non devolvono a nessuno il proprio 8×1000 dell’Irpef perché non condividono nessuna delle attuali opzioni di scelta disponibili. Quindi, la proposta di legge formulata dal giornalista Enzo Mellano, vuole consentire alla maggior parte dei contribuenti italiani, circa il 60 per cento, di non essere più orfani della libertà di fare una scelta laica e, volendo, di devolvere il proprio 8×1000 alla ricerca scientifica. A tale scopo, la proposta prevede che alle attuali opzioni di scelta, religioni e Stato, si aggiunga la ricerca scientifica. Ovvero l’aggiunta di un’altra casella su cui apporre la firma appunto per la ricerca scientifica.

      E nel pieno rispetto delle convinzioni e delle scelte altrui, vale la pena ricordare che mentre in una religione si identifica solo una parte più o meno cospicua dei cittadini, nella ricerca scientifica si identifica tutta la collettività, nella speranza di trarne beneficio con risposte capaci di migliorare la qualità della vita. Perciò anche chi sceglie e continuerà a scegliere la Chiesa, ha interesse a firmare la petizione in atto.

      LA RICERCA SCIENTIFICA MERITA PIU’ ATTENZIONI PER GARANTIRE PIU’ CERTEZZE ANCHE A TE.
      Se vuoi poter scegliere di devolvere il tuo 8×1000 alla ricerca scientifica,
      FIRMA LA PETIZIONE per modificare la legge.

      Per aderire e saperne di più vai sul sito http://www.clubfattinostri.it/8×1000.
      Per chiarimenti rivolgiti al promotore, il giornalista Enzo Mellano.
      Aderisci anche tu. Non devi inviare soldi.
      Il Promotore

  6. Visto che bisogna darlo ai religiosi perchè non partecipano anche scientology e i mussulmani? la solita truffa made in italy……

  7. Pingback: Popinga

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