La lunga battaglia per la trasparenza

Trasparenza, parola magica: tanto decantata da tutti ed ignorata nei fatti, purtroppo è così anche e soprattutto in politica.

Nel nostro piccolo, noi di Popinga ci abbiamo provato. Dapprima con la Regione Marche dove da 13 anni, quasi tre legislature, i Presidenti succedutesi all’Assemblea Legislativa avevamo di fatto ignorato l’obbligo di legge di dare ogni anno pubblicazione dei redditi e dei patrimoni degli eletti (i consiglieri) e dei nominati (i vari direttori e membri delle società partecipate).  C’è voluto del bello e del buono da parte nostra, ma anche e soprattutto una intensa e ostinata attività del Difensore Civico Regionale, nonché una vera campagna di stampa fin sulle testate nazionali, per ottenere l’applicazione della legge. Disposizioni che sono poi all’acqua di rose se “puniscono” gli inadempienti con la “rigorosa e temibile” sanzione del pronunciamento dei loro nomi in aula, durante un a seduta del Consiglio!

A livello delle amministrazioni comunali ci sono disposizioni solo per municipi oltre i 100.000 abitanti. Va detto però che qualche comune virtuoso, magari per potersi accreditare quale “casa di vetro”, ha adottato norme di questo tipo. Nel caso di Senigallia, dal lontano 1994, il Consiglio Comunale ha approvato una norma in tal senso. Norma però regolarmente ed ostinatamente ignorata, boicottata fino a quando, sempre dopo una serie di interventi di Popinga, forse anche per l’approssimarsi delle elezioni, i vari responsabili non hanno potuto resistere sul fronte della palese violazione. Si è quindi raggiunto qualche tardivo, pur sempre minimo risultato. Staremo a vedere, anzi a controllare, se la norma verrà rispettata nei prossimi anni, a cominciare da quello corrente.

Un altro esempio lo troviamo a Fano.

A Fano c’è un certo signor Raffaele Preite. Nella vita è un imprenditore che, forse al contrario di molti suoi colleghi, con grande coscienza civile, invece di dedicare tutto il suo tempo e le sue energie ai soli profitti personali, ha deciso di “fare il cittadino”. Si è quindi applicato un poco alla questione dei diritti civili violati, alla ricerca della tanto decantata trasparenza. Ci ha dato un esempio di quel poco di testimonianza civile che, se fosse praticato da tutti, farebbe del nostro paese una realtà moderna e democratica.

Il signor Preite ha iniziato educatamente la trafila chiedendo, come tutti noi possiamo fare, di essere informato se e come sia stata data pubblicità ai redditi ed ai patrimoni dei vari uomini politici della sua città. Ha chiesto, chiesto di nuovo con fermezza ed insistenza, ha scritto, inviato raccomandate e diffide, come la legge prevede e consente: finalmente ha raccolto qualche frutto. O meglio, ha fatto in modo che tutti i cittadini potessero disporre di queste informazioni. Sono dati di base che chiunque vuol essere del giro della politica dovrebbe offrire (in un paese normale) spontaneamente ai suoi elettori.

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