Il Secolo d’Italia e le Creative Commons

Il Secolo d'Italia

Le regole essenziali indicate nelle condizioni delle licenze Creative Commons, che noi usiamo, sono semplici, chiare, davvero lapalissiane.
Attingete pure dal nostro sito, prelevate quanto v’interessa, ma rispettando sempre una condizione: quella di citare la fonte.

E’ accaduto oramai diverse volte (se non per Popinga su altri blog confratelli come appunto Gaspatcho) che grandi testate, sia con firme sconosciute, ma anche con quelle di giornalisti amici, abbiano saccheggiato quanto era per loro interessante senza degnarsi di riportare il minimo cenno di riferimento, come invece sarebbe dovuto.

Uno per tutti è il caso del “grande quotidiano di Confindustria” che non si è degnato nemmeno di una riga di scuse con chi giustamente protestava per “il furto con destrezza” di una fotografia.

Stavolta è accaduto che ci siamo accorti (grazie ad un amico interessato alla titanica battaglia per l’abolizione delle province!) che il Secolo d’Italia, per illustrare un articolo (a firma di Antonio Marras, “Federalismo, arriva la prima picconata alle Province” comparso il 3 marzo sul n. 54 alle pagg. 4 e 5), aveva attinto al nostro sito.

Il Secolo d'Italia cita e ringrazia

Così è bastato scrivere al Direttore, Flavia Perina, per ottenere il giusto riconoscimento.

Seppur dopo diversi giorni e con qualche inevitabile traversia epistolare, il Secolo ha pubblicato il 25 marzo scorso, a pagina 10, quanto riportiamo nell’illustrazione accanto.

Poco o molto che sia a noi è sembrato un precedente decisamente importante, quindi da evidenziare e da segnalare.

Lo facciamo anche per cogliere l’opportunità, l’occasione per ribadire un concetto essenziale in tutte le licenze Creative Commons: oramai il mondo della rete è talmente coinvolgente che nessuno può sottrarsi ad una strettissima compartecipazione. E le Creative Commons sono lo strumento giusto per meglio cooperare in un contesto aperto e libero come è appunto la Rete. Esse, infatti, accompagnano un’opera indicandone i diritti e i doveri dell’utilizzatore.

D’altronde mezza riga di citazione, se poi è un link anche meglio, non sconvolge l’impianto di nessun lavoro. Al contempo questo semplice atto di onesta riconoscenza è una piccola gratificazione per chi, con tutta evidenza, non cerca profitti e denaro.

Grazie quindi a Flavia Perina, al suo quotidiano Il Secolo, per aver rotto, con queste poche righe, un coriaceo muro di gomma, una consuetudine sciocca ed arrogante.

6 pensieri riguardo “Il Secolo d’Italia e le Creative Commons”

  1. Episodi come questo sono molto frequenti. La cosa da notare è che da un lato il giornalismo “di carta” da una parte attacca il mondo dei blogger con critiche di inaffidabilità, dall’altra “saccheggia” a piene mani da internet ogni volta che crede, ovviamente la citazione della fonte è cosa rara.

    Su Wikipedia si è provveduto a creare una lista (parziale) di episodi di questo genere:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Alcuni_Wikipediani/Lettera_aperta_alle_redazioni/Fact_list

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