Il Corbezzolo: un albero risorgimentale

Fino a pochi giorni fa splendevano gli ultimi coloratissimi frutti e delicati fiori del Corbezzolo (Arbutus unedo). Frutti e fiori sulla pianta allo stesso tempo; quindi i frutti provengono dai fiori dell’anno precedente. L’albero si caratterizza per i frutti rossi, i fiori bianchi avorio a corolla dentata, in racemi penduli, e per le belle foglie lucenti, sempreverdi con margine seghettato.

Foglie, fiori e frutti che sembra abbiano ispirato il tricolore di Reggio Emilia, quello della Repubblica Cisalpina.

Inoltre si ricorda la rudimentale barella di Pallante, figlio di Evandro e grande compagno di Enea, con cui fu portato “fuori dalla pugna” venne intrecciato con rami di Corbezzolo. Pallante era stato il primo ad avvistare la nave dei profughi di Troia, guidati da Enea, che risaliva il Tevere. Fu poi ucciso da Turno, re dei Rutuli. Quest’ultimo, sfidato da Enea in combattimento, venne a sua volta sopraffatto ed ucciso consentendo così ad Enea di vendicare la morte del suo grande amico. Successivamente Enea sposò Lavinia, figlia del re Latino, che però prima era stata promessa a Turno. Dopo questi fatti venne fondata la città di Lavinia, che dovrebbe essere l’odierna Pratica di Mare). Quanto scrivo nasce dagli insegnamenti del mio grande “maestro botanico”, l’illustre prof. Francesco Corbetta, uomo di smisurata cultura ed attento anche alla storia ed alle scienze umane.
Forse partendo anche da questi lontani spunti vari Autori indicano come il Corbezzolo fosse poi divenuto un albero risorgimentale. Quindi un simbolo dell’unità d’Italia per la sua storia, ma anche e soprattutto per i suoi colori autunnali che rievocano quelli della bandiera.

Il Corbezzolo è un arbusto, oppure un piccolo albero (anche se può raggiungere l’altezza di diversi metri), di lento accrescimento. Cresce nella macchia, nei luoghi rocciosi, da noi e coltivata nei giardini, ma la si trova diffusa in tutto il Mediterraneo dalla Spagna alla Turchia.E’ inconfondibile anche per il colore rossastro dei rami più giovani, mentre corteccia ruvida è di colore bruno. Raccontano che nell’antica Grecia il legno fosse ricercato per tornire dei piccoli flauti.
Quanto al nome della specie “unedo” dal latino “unum edo” sembra che sia dovuto al fatto che il bellissimo frutto colorato, anche se insipido, sia piuttosto irritante, per gli intestini più delicati, a causa dei piccoli semi che contiene. Da qui il consiglio implicito di mangiarne “uno solo”.

Con i corbezzoli si possono comunque preparare delle marmellate (non troppo gradevoli però a causa dei piccoli semi) oppure dei bei canditi. Inoltre, almeno in Corsica, si conosce l’uso del distillato quale bevanda alcoolica.
Lo si ritrova tra le “erbe caccia diavoli” per la notte di S. Giovanni, la notte delle streghe, assieme alla ruta, al rosmarino, all’artemisia, alla lavanda ed al basilico.
Le leggende raccontano che rami di corbezzoli messi sugli usci servissero per proteggere le stalle e le culle dei neonati. Si narra di una vicenda mitologica in cui le strigi, strani uccelli con il becco da rapaci e le penne tutte bianche (si diceva fossero donne trasformate così, per magia!) tentarono di aggredire la culla di Proca, l’erede al trono di Alba Longa. Però con filtri magici, ed un ramo di corbezzolo appunto, le nutrici riuscirono a salvare il bimbo dall’attacco delle predatrici.
Da ultimo segnalo, anche per una certa somiglianza di forma dei frutti (che sono inconfondibili palline di colore rosso, bacche globose fino a 2 cm di diametro) che questi vengano associati alla dizione toscana di “corbelli”. Quindi si esclama: “non rompere i corbezzoli”, alludendo però a qualcos’altro!

5 pensieri riguardo “Il Corbezzolo: un albero risorgimentale”

  1. 2 gennaio 2011

    Certo che leggere sempre Popinga mi convince oltre ad aver già superato il dubbio di essere un insopportabile ignorante
    Leggere della natura o di altri colti argomenti dell’amico Mazzufferi mi blocca e stuzzica.
    Stavolta poi mi porta sulla luna o altrove poi dove non so.
    Ho letto di cose che mai immaginavo espresse con competenza e visto colori brillanti che mi hanno entusiasmato.
    Però se debbo esprimere il mio parere allora chiedo scusa chè forse ho bisogno di un’altra lettura.
    Un mondo a me sempre ignoto chè non parla di dubbi
    esistenziali allora la realtà ciò che si tocca con le mani e si vede con gli occhi mi mette in crisi gioiosa per le belle cose che Gianluigi mi mostra e dice, ma se mi chiede o pone domande sul contenuto allora cambio strada e prendo scuse con tempo ancora per farmi spiegare a voce il bello detto
    dal nostro impagabile amico.
    Certo che ho visto colori stupendi e letto nomi nuovi che prima non conoscevo-sapevo.
    Poi ripasserò il pezzo chè mi fa anche rabbia avere certi fori.
    Tu sei proprio forte Gianluigi con la testa e con le mani in mezzo alla terra non ti perdi,io sai!-
    Grazie però assieme
    ad auguri di prassi
    che mi dà fastidio sia per il periodo chè farci sembrare tutti più buoni,gente dabbene,è poco bello.Allora salute e soldi necessari a tutti.
    dario.

  2. Bravo Giggi,
    ma perchè i frutti del C. non se li mangiano i merli nel mio giardino?
    Il C. è un arbisto stupendo che, forse fortunatamente, molti vivaisti e giardinieri stanno inserendo nei nostri giardini; il C. ha anche una bella resistenza all’aridità e un po meno al gelo, ma se si mette a dimora in angoli protetti, l’inverno gelido lo supera senza problemi.

  3. Bello,storico,manca analisi merceologica e e chimica di ciò che contiene,ma credo che non esista,ma il colore giallo arancio farebbe pesare ai tocoferoli,allora almeno quelli li eastraggo in infusione alcolica.paolo Lavatori

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