Il consigliere Mariani e la caccia alla lepre

A Senigallia, ogni tanto, la Premiata Ditta sguinzaglia una lepre.
La lepre comincia a correre, corre sui giornali, nelle edicole, corre su internet, sguscia per le stradine del centro, sotto i Portici, sul lungomare, sul pontile della Rotonda. Si ferma un attimo ad abbeverarsi alla fontanella in Piazza della Libertà, poi via come un fulmine.
Il passaggio della lepre è un evento. Quando si vede la lepre non si può restare indifferenti. Tutti o quasi – di destra, di centro o di sinistra, vecchi, giovani, donne e bambini – abbandonano quel che stanno facendo per lanciarsi all’inseguimento della lepre. Sei all’ospedale moribondo? Alzati e cammina: c’è la lepre in giro.

Tutti commentano, interpretano, dichiarano, s’incazzano, deplorano, s’offendono, giustificano, s’improvvisano fini dicitori e opinionisti: e tutto questo esclusivamente sul tema “lepre”. Non importa che in città ci siano altre priorità, altre questioni, problemi veri: a tener banco è la lepre, solo la lepre.
Alla fine, quando tutti hanno il fiatone e la lingua sotto le scarpe, dopo che si sono sprecati fiumi di inchiostro a discutere della lepre, lei sparisce così com’era venuta. È viva? È morta? Non se ne sa più nulla, tutti tornano a casa e si rimettono a lavorare. Per un po’ Senigallia torna quella di sempre, fin quando la Premiata Ditta libera un’altra lepre, e la caccia ricomincia.
Giorni fa qualche imbecille ha scritto col pennarello rosso parole che sono, appunto, manifestazione di imbecillità. Null’altro.
Su quelle parole, cioè sul Nulla, si è montato un caso giornalistico-politico-mediatico che va avanti da due settimane. Alla Premiata Ditta non è parso vero poter sguinzagliare un’altra lepre, che corre instancabile ormai da due settimane. E, come sempre, tutti dietro alla lepre.

Quell’ingenuo di Marcello Mariani, consigliere dei Verdi, è cascato nella trappola: s’è messo pure lui a inseguir la lepre. È andata così.
La Premiata Ditta costruisce l’ennesima bolla di sapone grande quanto una mongolfiera, e la grancassa batte a pieno ritmo per due settimane. Un bel giorno, in consiglio comunale esce Mariani e, in modo fin troppo pacato, si permette di dire che è un tantino esagerato fare tutto ‘sto casino per nulla e usare toni da sequestro Moro per uno scemo col pennarello. Quelli della Premiata Ditta, che s’aspettavano “piena solidarietà”, escono dall’aula scandalizzati. Poi, colla consueta sobrietà, regalano a Mariani il grazioso epiteto di fiancheggiatore. Fiancheggiatore di cosa non si sa, forse dei cartolai.
Intanto, il consigliere fiancheggiatore Mariani, anziché farsi quattro risate e andarsi a bere un caffè, li prende pure sul serio e comincia a giustificarsi e ad argomentare nel merito.
Come se avesse senso entrare nel merito di una balla. Eppoi, giustificarsi di che? D’aver chiamato le cose col loro nome? D’aver detto che una balla è una balla, una ciofeca è una ciofeca, una bufala è una bufala?
Mariani, ascolti: è fatica sprecata inseguire la lepre. Lasci perdere, sennò viene il fiatone anche a Lei.

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