Di cosa parliamo quando parliamo di PACS?

Cari popinghi, rispondo al vostro appello al dibattito con una cautela pregiudiziale: il dibattito spesso è rumore. Chi parla sembra solo preoccupato di farsi sentire. In questi casi (ossia in quasi tutti i casi) la cosa migliore che mi riesce di fare è chiedere: di cosa stiamo parlando?

Ve ne offro un esempio. Sui giornali e alla televisione sento che tutti urlano di PACS.
Ho incontrato giorni fa davanti al bar, seduta, una ragazza che di solito saluto.
La saluto, le offro un caffè e le chiedo come va.

Lei mi guarda con l’aria di dirmi: “Come vuoi che vada?”.
Perché, cos’è successo?”, chiedo io.
Davvero non hai saputo niente?” si meraviglia lei.
Dico: “No, non ho saputo niente”.
Le tocca spiegare. Aveva un ragazzo, vivevano insieme e avevano una bancarella. Il ragazzo le è morto all’improvviso e lei, oltre aver perso lui, si è trovata fuori di casa e senza più bancarella, così, dalla sera alla mattina.

Adesso vorrei chiedere di nuovo: di cosa parliamo quando parliamo di PACS?
E’ mai possibile che riconoscere al convivente il diritto di vivere, particolarmente in un caso come questo, possa essere considerato seriamente un modo di destabilizzare la famiglia, di introdurre la dissoluzione dei costumi, di offendere la tradizione, di insultare i principi cristiani?

E’ pur vero che i PACS proposti includono anche i conviventi omosessuali. Beh, perdere all’improvviso la casa e il lavoro, oltre alla persona cara, sarebbe meno duro per la mia conoscente se invece di essere donna fosse stata uomo?

E forse l’istituto del matrimonio ne risulterebbe sconquassato se il sodalizio della convivenza maturasse anche qualche diritto civile? Non riesco a capire come.
Ma tutti continuano ad agitare i loro travisamenti come se dovessero salvare il mondo.

Ecco perché continuo a chiedere: “Di cosa parliamo quando parliamo di PACS?”

5 pensieri riguardo “Di cosa parliamo quando parliamo di PACS?”

  1. Il paradosso di fondo è questo: alcuni non comprendono che non sono le leggi a cambiare la società, ma è la società che cambia e le leggi devono adeguarsi ad essa.

    Non è che con i PACS si va contro la famiglia, ma ci si rende solamente conto che le unioni di fatto sono già oggi una percentuale consistente e sempre in crescita delle famiglie italiane!

    Sembra quindi ovvio e naturale concedere a queste coppie almeno qualche diritto civile.

    Non si capisce perchè ci sia tutta questa ostilità e questa miopia se non considerandola una mera lotta ideologica.

  2. Sono d’accordo con voi.

    E’ soltanto una questione di potere.

    Come ha detto giustamente Gaspa non è la legge che cambia la società, ma è quest’ultima a cambiare la legge.
    Quando si verificano dei mutamenti sociali, e sorgono nuove esigenze, la legge ne deve prendere atto e adeguarsi di conseguenza.
    E ormai questi mutamenti si sono verificati da tempo. Non tenerne conto significa non voler guaradre la realtà e girarsi dall’altra parte.
    Io però sono fiduciosa, anche se piano piano e a fatica, credo che una soluzione si troverà. Anche perché si tratta di situazioni che riguardano molte persone e che un governo non può ignorare.
    Quanto ai pluridivorziati e pubblici “concubini” (almeno secondo la visione ecclesiastica) che si autoproclamano difensori della “famiglia”, mi viene solo la nausea….

  3. Scusate
    ma se invece le coppie di fatto, si unissero civilmete in matrimonio? non ci sarebbe piu’ motivo di pensare ai PACS…giusto?perche lo stato deve “perdere” tutto questo tempo e risorse per tirare fuori una legge che tuteli chi ha scelto di vivere in un certo modo, assumendosi oneri e onori deì ? a mio avviso in italia ci sono casini molto piu’ grossi di questi PACS….occupazione,mala sanita’, delinquenza ecc..l’esempio che porta Leonardo e’ sicuramente grave, ma ne e’ uno inerente al problema, pensiamo invece a quanti non lavorano, a quanti muoiono in ospedale per un infezione….pensiamo alle cose serie 😉
    Complimenti per il sito molto bello
    un saluto
    domingo
    http://www.domiblog.net

  4. leggevo l’articolo di leo…e dicevo: cacchio che bello! tutti d’accordo…è inutile che io aggiunga qualcosa…è invece no!
    la mosca bianca è saltata fuori prima o poi…caro domingo.
    qual’è il tempo che lo stato perderebbe?
    in che modo, non pensando a regolamentare diritti e doveri di persone che condividono casa e vita, lo stato potrebbe meglio affrontare problemi come malasanità e criminalità?
    scusami ma il tuo discorso mi sembra un po’ pretestuoso…
    ti piace lo status quo e non sai parchè (anzi, forse lo sai perche ma non lo dici).
    e poi…
    “se invece le coppie di fatto, si unissero civilmete in matrimonio? non ci sarebbe piu’ motivo di pensare ai PACS…giusto?”
    caro ragazzo, qui si parla di diritti, di tutti, di chi non si vuole sposare…e sopratutto, particolare non trascurabile, di chi NON SI PUò SPOSARE, come chi ama una persona del suo stesso sesso…o te eri dimenticato!
    ps: ciao leo…hai tutta la mia stima…sai per “cosa”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.