Come si nomina nella sanità?

In questo periodo, manco a farlo apposta, assistiamo a livello locale alle polemiche relative alla nomina del nuovo primario di chirurgia dell’ospedale di Senigallia e assistiamo alla “scoperta”, a livello nazionale, del problema delle nomine politiche all’interno della sanità.
A me non interessa trattare il problema locale relativo all’ospedale senigalliese, in quanto non conosco le persone conivolte in questa situazione nè la situazione stessa; da cittadino spero solo sia stata fatta la scelta migliore ma, ripeto, non sta certo a me giudicare.
Questa riflessione ha allora un oggetto diverso e più ampio, quello delle nomine all’interno della sanità. Ho letto proprio qui su Popinga le parole del ministro della salute Livia Turco sulle quali devo fare qualche semplice considerazione.

Non penso che questi problemi si risolvano imponendo più trasparenza; la legge già prevede, in astratto, abbastanza trasparenza; altro discorso è se questa in concreto venga rispettata. Per fare un parallelo, è lo stesso che accade in materia di giustizia e di sicurezza: quando c’è una maggiore richiesta di sicurezza da parte dei cittadini il nostro politico di turno esce dicendo che devono essere aumentate le pene: a volte è giusto, peccato che delle pene anche proporzionate già esistano ma non vengono applicate, ovvero non sono certe.

Un personaggio di spicco come Livia Turco, per di più ministro della salute, dovrebbe riflettere più attentamente sul problema, se non altro per un dato che ritengo indecente: il PD, partito del ministro Turco nomina, in Italia, il 56% dei direttori generali; mi sembra vergognoso. Questo per citare il dato più importante e non tralascio il fatto che la stessa cosa, anche se con numeri minori, la fan tutti gli altri partiti sia di centro destra che di centro sinistra.
Ma quello che ancor più fa riflettere e infonde quasi un senso di paura riguarda la nomina, spesso politica, dei primari (e a volte degli stessi medici).
Secondo me, l’unica soluzione sarebbe quella di avere le famose commissioni esterne. Che intendo? Quando si deve nominare un primario, lascio un attimo da parte il discorso dei direttori generali, i soggetti interessati dovrebbero presentare una domanda e poi essere spediti da qualche altra parte d’Italia per la selezione; ovviamente la destinazione a questi soggetti, così come l’incarico di formare una commissione a coloro i quali dovranno scegliere, deve essere comunicata in tempi brevi, si da evitare forme di inquinamento e di contatti vari. Applicando prima la segretezza e poi la trasparenza il sistema sarebbe migliore, analogamente ai meccanismi del voto elettorale.

Secondo me questa potrebbe essere una soluzione più equa ed imparziale; se, viste le polemiche, il primario di Senigallia venisse scelto ad es. in valle d’Aosta, non penso si potrebbe discutere tanto di spinte politiche. Non so se in concreto questa ipotesi sia realizzabile ma penso sia migliore del sistema attuale. Quanto alla scelta dei direttori generali, continuare a dire che la politica debba occuparsi di queste nomine in ragione del famoso “indirizzo politico” che si vuol dare alla sanità, mi sembra difendere le proprie posizioni di potere. Questo perchè, giustamente un indirizzo politico deve essere dato, ma se analizziamo la situazione italiana e, in concreto, il governo degli enti territoriali, dobbiamo star molto attenti ai risultati che da questo sistema derivano.
Non penso che si possa negare come le regioni siano, almeno nella maggior parte dei casi, governate storicamente dalla stessa parte politica; se a scegliere sono le regioni, o comunque gli enti territoriali, il risultato è quello di avere uno o pochi partiti egemoni in quelle aree che sceglieranno i loro “uomini” o le loro “donne”.
Facciamo 2 esempi: nella regione Marche, ormai governata da svariati anni dal centro sinistra, è indubbio che i direttori generali siano vicini ai partiti del centro sinistra.
Che può fare da noi un medico, magari molto bravo, che non ha intenzione di parteggiare per questa parte politica? Può fare il suo lavoro sapendo che non sarà mai al vertice del sistema a meno che non voglia, contro la propria volontà, accettare qualche brutto compromesso.
Prendiamo, per par condicio, la Lombardia: il discorso vale al contrario.

Qual è la conseguenza di ciò? Molto semplicemente noi cittadini viviamo con la consapevolezza che ad essere scelti non necessariamente e a volte probabilmente, non saranno stati i migliori tra i tanti ma i più consoni agli equilibri politici. Bella consapevolezza.
In sintesi: come si fa a difendere un sistema che, inevitabilmente, produce queste conseguenze?
Il discorso di un concorso “esterno” a mio avviso può essere valido perchè la gestione di un settore fondamentale di una società, quello sanitario, incontra esigenze comuni a tutti i cittadini in qualsiasi parte d’Italia; un dottore bravo è tale in Trentino Alto Adige, come nelle Marche, come in Sicilia.
Allora che i partiti continuino pure a distribuire poltrone quando si tratta di consigli di amministrazione di società et simila, ma perfavore non tocchino un settore fondamentale per la vita e la dignità di noi cittadini.
Ringraziamenti in anticipo

7 pensieri riguardo “Come si nomina nella sanità?”

  1. Questa volta non sono d’accordo con te, caro Gabriele. Livia Turco ha fatto una proposta che secondo me deve essere portata avanti in maniera trasversale, il fatto che il PD provveda a nominare il 56% dei direttori generali non significa niente, non facciamone sempre una battaglia di colori. Qualcuno potrebbe ricordarti che l’attuale legge elettorale è veramente una porcata ma il tuo partito l’ha comunque votata salvo poi accorgersi dell’errore e provvedere di conseguenza con i banchetti per la raccolta di firme per il referendum.

  2. Lettori tutti se l’argomento v’interessa, ascoltate! Ho l’ardire di scrivere questa proposta mettendo bene in premessa che qualcuno l’ha pensata prima di me.
    La trovate esattamente in prima pagina de La Voce Repubblicana, anno LXXXVI, n°236 di mercoledì 19 dicembre 2007. A firma “Candide“, dopo una breve spiegazione di come la “casta” lottizza il Servizio Sanitario Nazionale e del fatto che nessuno “sembra seriamente intenzionato a cambiare” si afferma: “i protagonisti del sistema lo siano davvero e fino in fondo“.
    Spieghiamo come.
    A presidenti di Regione, assessori regionali,ministri, sottosegretari ed alle loro famiglie sia imposto l’obbligo di utilizzare il servizio Sanitario Nazionale senza possibilità di deroga e ci si assicuri che della loro salute si occuperanno solamente medici assunti per meriti di lunga e fedele militanza politica“.
    A me andrebbe bene, e voi?
    Aggiungerei soltanto, visto che negli ultimi mesi abbiamo vissuto una particolare vicenda qui nella nostra città, che l’obbligo andrebbe esteso anche ai sindaci ed agli assessori comunali. Chiaro, no!

  3. Anna la mia non è una battaglia di colori; nel post che ho scritto ho evidenziato come purtroppo tutti i partiti politici, destra e sinistra, piazziano i loro uomini e le loro donne all’interno della sanità; il riferimento al pd è perchè il dato più rilevante riguarda proprio questo partito e perchè la signora Turco prima di parlare, alla luce di questa realtà, dovrebbe fare un po’ di autocritica per quello che succede “a casa sua” ma non solo.
    L’esempio della legge elettorale non vedo cosa c’entra se parliamo di nomine nella sanità.
    Nel merito, quello che penso è scritto nel post; la proposta della Turco non penso possa portare a grandi risultati; invocare la trasparenza serve fino ad un certo punto; mi sembra il solito modo di affrontare i problemi dei nostri politici, citando belle parole già sapendo che, una volta calate nel sistema della cosa pubblica, governato dai partiti (e dunque anche da loro stessi) non avranno alcun effetto (come detto, qualcosa di simile avviene in materia di sicurezza).
    La proposta riportata da Gianluigi è provocatoria e molto interessante.
    Ovviamente a me andrebbe bene.

  4. Continuo a non essere d’accordo con te. C’è una legge regionale che riguarda proprio la nomina dei primari che porta la firma Castelli (AN) e Lucchetti (Margherita). Ho parlato diverse volte con il sig. Castelli e sono convinta che per argomenti come questo è necessario essere trasversali, loro sono riusciti a fare approvare questa legge. Per quanto riguarda, poi, l’argomento legge elettorale c’entra come i cavoli a merenda ma era per farti capire che non serve sparare a zero anche quando vengono fatte proposte serie.

  5. Mi sa che più o meno diciamo la stessa cosa ma non ci stiamo capendo… sono d’accordo nel dire che bisogna essere trasversali su questi temi perchè toccano tutti i cittadini e perchè sono causati da tutti i partiti, sia dal pd che da an che da fi che da rifondazione ecc.
    Il dato del pd l’ho citato perchè è rilevante ma al di là di quel 56% c’è un altro 44% che va addebitato agli altri, centro destra incluso.
    I politici prima dovrebbero guardare a cosa succede nel loro partito e mettere un freno ai loro dirigenti in queste nomine e questo deve accadere in tutti i partiti.
    La proposta può essere utile ma quello che voglio dire è che,secondo me, serve una prospettiva diversa per affrontare e risolvere questo problema; forse servono degli strumenti nuovi e più incisivi.
    Forse mi sbaglio o forse potrei essere sulla strada giusta, non so l’ho buttata giù perchè mi sembra un’idea sulla quale si possa riflettere.

  6. Cari amici ho letto con interesse l’intervento dell’ omonimo Gabriele, i vostri commenti circa le nomine dei direttori ASL, quelle dei primari ospedalieri e delle interferenze dei politici.
    Non ho saputo trattenermi e… dopo 35 anni vissuti in ospedale voglio dirvi la mia:
    una soluzione per me “meno peggio”,
    per la nomina di un primario medico ospedaliero, e forse per qualunque altra carica importante di dirigente, potrebbe essere questa:
    1) concorso pubblico con professori esaminatori esterni alla regione presi da una lista nazionale ben accreditata, più in commissione un 50% di amministratori locali con fama di galantuomini
    2) valutazione codificata da regole precise dei curricula, titoli e pubblicazioni, con preferenza da dare a quelle in lingua inglese comparse di recente su riviste americane o simili.
    3) Indiscusse qualità morali, impegno e professionalità ampiamente motivate per iascritto dai colleghi e personale del reparto di provenienza
    3) prova scritta da consegnare in busta anonima numerata su un tema da sorteggiare al momento da un elenco di 100 preparati
    4)sorteggio del vincitore fra i primi tre della graduatoria con abbinamento del vincitore finale al…. lotto nazionale
    ( nessuno prima deve essere sicuro di vincere il concorso)
    5)Ovviamente nessun intrallazzo o interferenza dei politici e del direttore generale. Mi dispiace ma non condivido il pensiero del mistro Turco.

    G.P

  7. Mi fa piacere leggere l’idea del mio omonimo Gabriele.
    Non essendo un esperto del settore non ero e non sono in grado di suggerire un metodo ben preciso per le nomine ma avevo un’idea di massima (concorsi esterni) che mi sembra nell’ultima proposta sia stata approfondita e spiegata bene, insomma concretizzata.
    Insomma pensare ad un sistema più imparziale ed equo è possibile, bisogna vedere se al di là degli annunci di questi tempi (e giorni) c’è veramente la volontà di buttar fuori la politica dalle asl e dalla sanità.
    Il fatto che quegli annunci siano fatti da coloro i quali hanno creato e alimentano questo sistema perverso non mi fa sperare bene ma staremo a vedere; in fondo sperare non costa nulla.

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